#Blog EllePì – Lavoro e salute mentale: riconoscere e prevenire il distress

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Quando si parla di stress e lavoro, sembra inevitabile, nel senso comune, l’insicindibilità tra i due concetti. E’ come se, nella logica performativa ad ogni costo, per apparire lavoratori dediti, capaci ed appassionati, avessimo bisogno di essere anche molto “stressati”, in una accezione negativa, con un retrogusto che sa di  martirio pseudo-consapevole. In tal senso, però, conviene anzitutto definire, attraverso uno sguardo scientifico, cosa si intenda con il termine stress. Il termine fu impiegato per la prima volta da Hans Selye, medico austriaco, che nel 1936 lo definì come “risposta aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso”. Secondo l’autore, lo stress riguarda una risposta relativamente aspecifica dell’organismo nei confronti di uno stimolo che ne minaccia la sopravvivenza o l’integrità, destabilizzandone l’omeostasi (Selye, 1936).

Un ulteriore excursus, rispetto alla terminologia, che vale la pena menzionare, è la distinzione, ben nota nell’ambito della psicologia della salute, tra eustress e distress. Il primo si riferisce ad una condizione stressante positiva, che motiva la persona a fare del proprio meglio, in una situazione percepita come impegnativa, ma ancora adeguatamente fronteggiabile e che termina con un nuovo e funzionale adattamento nell’ambiente. A titolo di esempio, possiamo considerare un allenamento sportivo, nel quale sottoponiamo il nostro corpo a stimoli “stressanti”, che producono, però, un miglioramento della nostra condizione psico-fisica.
Il distress, al contrario, riguarda una condizione stressante negativa, nella quale la persona sente di non possedere risorse sufficienti per gestire gli stimoli stressanti (stressor) e che conduce ad un peggioramento della propria condizione di salute. Mentre l’eustress orienta in maniera funzionale l’attenzione, aumenta l’efficacia lavorativa e la consapevolezza di sè, il distress genera ansia, emozioni spiacevoli e preoccupazione.

Cosa si intende con stress lavoro-correlato?
Quando parliamo di stress lavoro-correlato, ci riferiamo, in realtà, ad uno stress di tipo negativo (distress). Questa condizione riguarda uno stato di malessere individuale che può prevedere un danno fisico e/o una riposta psicologica che interviene quando le caratteristiche dell’attività lavorativa non corrispondono alle capacità, alle risorse o ai bisogni dei lavoratori. Lo stress lavorativo riguarda, nello specifico, uno stato di prolungata tensione che può ridurre l’efficienza sul lavoro e determinare problemi di salute psicologica e fisica, come, ad esempio disturbi d’ansia o disturbi depressivi. (Backé et al., 2012; Chen et al., 2009).

Perché è così importante prevenire il distress nel lavoro?
Affrontare lo stress lavoro-correlato ed i relativi rischi psicosociali connessi, può essere considerato costoso, ma ignorarli costa molto di più. Ricerche recenti nei paesi della Comunità Europea evidenziano come lo stress legato alla attività lavorativa sia il problema di salute più largamente diffuso tra i lavoratori europei, dopo i disturbi muscoloscheletrici. Un dato interessante, quanto allarmante, riguarda un numero che nasconde un mondo da attenzionare: è stato stimato che una percentuale compresa tra il 50% e il 60% delle assenze lavorative in un anno, è causata dallo stress lavoro-correlato. Tra i suoi effetti, si possono menzionare diverse condizioni cliniche come disturbi dell’umore, disturbi del sonno, disturbi cognitivi, disturbi gastrointestinali, disturbi dell’apparato circolatorio, disturbi dell’apparato cardiocircolatorio, disturbi della sfera sessuale e disturbi dermatologici. Sembrerebbe, in prima battuta, un elenco simile a quello dei bugiardini contenuti nei farmaci di uso comune, ma queste condizioni, di seria attenzione clinica, riguardano un numero sempre più consistente di persone che lavorano.

Una ricerca ANSA del 9.10.2021 ha rilevato che il 50% degli intervistati dichiara di soffrire di ansia ed insonnia per motivi lavorativi. Dalla stessa, sono emerse altre tre questioni problematiche: il 40% di loro non si sente libero di parlare del proprio malessere emotivo a lavoro; la salute psicologica fatica ancora ad essere normalizzata in azienda, nonostante le statistiche ci urlino in faccia una necessità urgente. Il 62% delle persone interpellate, inoltre, è preoccupato significativamente per un rientro full-time senza smart-working. Il 30 %, inoltre, si è assentato, almeno una volta, a causa di un carico eccessivo di stress. Numeri che fanno riflettere e che dovrebbero, quanto prima, instillare nelle organizzazioni, un senso di urgenza proattivo, volto a migliorare la prevenzione dei disturbi lavoro-correlati. Se qualche azienda crede ancora di poter relegare questa urgenza ad una responsabilità soltanto individuale, ecco che, i dati scientifici, svelano quali effetti possa causare una politica inefficace di prevenzione e gestione dei disturbi lavoro-correlati. Tra i più significativi troviamo maggiore assenteismo e turnover, aumento degli infortuni, maggiore conflittualità con conseguente peggioramento del clima interno, diminuzione dell’efficacia e della qualità delle attività lavorative ed, infine, un generale peggioramento dell’immagine aziendale.

Occuparsi e pre-occuparsi della salute mentale delle persone che lavorano è una responsabilità che non può essere relegata esclusivamente ad una consapevolezza individuale. Il tema del benessere mentale nel lavoro, necessita di comparire tra le priorità delle agende aziendali ed organizzative, perchè significa occuparsi contemporaneamente di presente e futuro, nonchè di coltivare concretamente l’umano nell’economia e nel lavoro.


Bibliografia
Backé E. M., Seidler A., Latza U., Rossnagel K., Schumann B. (2012), The role of psychosocial stress at work for the development of cardiovascular diseases: a systematic review, International Archives of Occupational and Environmental Health.
Chen, W. Q., Siu, O. L., Lu, J. F., Cooper, C. L., Phillips, D. R. (2009), Work stress and depression: the direct and moderating effects of informal social support and coping, Stress and Health.
Lazarus R. S. & Folkman S. (1984), Stress, appraisal and coping, New York, Springer.
Selye H. (1976), Stress senza paura, Milano, Rizzoli.


Alessandra Premici
Psicologa, specializzanda in psicoterapia ad orientamento cognitivo- comportamentale. Si occupa di percorsi di supporto psicologico e di progetti di sensibilizzazione rivolto ai temi della salute mentale e del benessere psicologico. È presidente dell’Associazione Spazio In-formazione, founder del progetto “PsycOphis – cultura psicologica” e membro del team Lavoroperlapersona.

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