Negli ultimi anni, finalmente, è cresciuta l’attenzione verso il benessere integrale della persona, un benessere soprattutto legato alla sua qualità della vita; basti ricordare, infatti, la celebre definizione dell’OMS secondo cui la salute è «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia». Nonostante ciò, il mondo del lavoro sembra fare ancora una grande fatica a riconoscerne la rilevanza e a prendersene cura. Episodi, anche gravi, di ansia, stress, esaurimento e depressione sul posto d lavoro sono sempre più diffusi – soprattutto tra i giovani – e spesso tamponati attraverso la mera assunzione di farmaci.

L’Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU OSHA) ha evidenziato come la presenza di mobbing, carichi eccessivi di lavoro, la mancanza di chiarezza dei ruoli, le richieste contrastanti e eccessive, la mancata valorizzazione delle competenze, lo scarso supporto sociale e lo squilibrio tra sforzo e ricompensa rispetto alla percezione che il lavoratore ha delle proprie competenze, sono tra i fattori europei di maggiore incidenza dei rischi psicosociali e di malessere nei luoghi di lavoro. Tutti questi processi determinano un forte senso di inadeguatezza e incomprensione, insieme ad un profondo senso di solitudine: abbandonato ed impotente, la persona sul posto di lavoro vive un ambiente gravoso e – sempre più spesso – insostenibile.

Il mondo delle imprese, pur provando a tamponare questa deriva molto pericolosa, rimane spesso incapace di affrontare tale disagio perché non ancora abituato a rispondere adeguatamente a tale sfida. Le influenze negative di una mala gestione psicosociale nei luoghi di lavoro, oltre ad avere una importante ripercussione sulla sicurezza delle persone, sono così molteplici: scarsa redditività complessiva, maggiore assenteismo e presentismo inefficiente. Come si può immaginare, i costi sono considerevoli per tutti e vengono valutati in miliardi di euro a livello nazionale.

Se il lavoro è una componente essenziale dell’identità della persona, quando la sua dignità e il suo rispetto vengono meno, quando la singolarità della persona perde di rilevanza, è inevitabile che ciò si rifletta sulla salute e sul benessere degli individui provocando gravi stati di malessere, troppo spesso sottovalutati. Come prendersi cura, quindi, dei lavoratori? Quali potrebbero essere i benefici di una leadership positiva sulla salute dei dipendenti? Come prevenire l’insorgere di rischi psicosociali e di stress nei luoghi di lavoro? Cosa possono fare le istituzioni?

Risulta assolutamente fondamentale, anzitutto, considerare tali fenomeni come un problema aziendale anziché una colpa individuale: i rischi psicosociali e lo stress, infatti, possono essere gestibili come qualsiasi altro rischio per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro. Per questo, immaginare una maggiore sensibilizzazione manageriale che si assuma il difficile compito di una leadership positiva può essere una forma di innovazione culturale necessaria per prevenire ed arginare tali fenomeni e prendersi cura della persona nei luoghi di lavoro tutelandone la salute e il benessere.