Blog EllePì – Il presupposto della fiducia

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di Marianna Astore

astoreÈ mattina presto quando parto dalla stazione. Ho con me la valigia, una di quelle che servono quando si sta via qualche giorno, ma, nonostante sia il 22 luglio e il treno diretto verso la riviera romagnola, non sto andando in vacanza. Non ancora, almeno. Vado ad Offida – un  piccolo paese dell’ascolano di cui fino a qualche tempo prima non conoscevo nemmeno il nome – per partecipare alla Summer School promossa dalla Fondazione Lavoroperlapersona. L’iniziativa, segnalatami dalla Facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche, dove attualmente sono dottoranda, mi aveva incuriosito non poco perché si collocava in una posizione di originalità e novità nel panorama delle iniziative rivolte ai giovani ricercatori. Così, dopo averci pensato un po’ su, mi ero detta: “Perché no?”. Di ragioni per partecipare ce n’erano, e diverse.

Innanzitutto il tema scelto dagli organizzatori: la fiducia, intesa come bene relazionale, sul quale sarebbe stata gettata luce da diverse direttrici di ricerca – filosofica, giuridica, economica, organizzativa, storica e sociologica – da una faculty di primissimo livello. Sarebbe stata un’ occasione di confronto, tutt’altro che comune, con altri interessi di ricerca e linguaggi, nell’ambito di un contesto formativo diverso da quello accademico, che tende invece maggiormente – a volte in maniera eccessiva – verso la specializzazione del sapere.

Oggi, a distanza di qualche mese dalla conclusione di quella esperienza, posso dire senza esitazioni che la scelta di partecipare alla Summer School non poteva essere migliore. Sono state giornate intense e sarebbe impossibile dilungarmi sui tanti ricordi che si affollano nella mente. Desidero però condividere due riflessioni, che ruotano attorno ad altrettante parole chiave. La prima parola è “accoglienza” ed è quella che ha caratterizzato tutto il nostro soggiorno ad Offida (che ho scoperto, tra l’altro, essere un bellissimo borgo medievale, da visitare almeno una volta nella vita). Un’accoglienza che si è sostanziata in un’ospitalità squisita e ha pervaso la totalità degli aspetti e l’atmosfera delle giornate trascorse insieme. Sotto questo profilo, la Summer School si è rivelata una piacevole sorpresa perché ha rappresentato un’occasione di arricchimento non solo dal punto di vista formativo e culturale, ma anche un momento di crescita personale, grazie al continuo dialogo e confronto con gli altri ricercatori. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza l’ impegno della Fondazione Lavoroperlapersona e di quelle persone che a essa dedicano con entusiasmo tempo ed energie: il prof. Gabriele Gabrielli, anima della Fondazione; il prof. Luigi Alici, direttore scientifico della Summer School; i nostri tutor, Luca Alici e Silvia Pierosara, che ci hanno guidato e accompagnato durante tutto il percorso. Se è vero che l’etimologia aiuta a comprendere meglio il significato delle parole, “accogliere” viene dal latino colligere, che vuol dire raccogliere, ma anche – con una sfumatura che personalmente prediligo – riunire. Sotto questo profilo, a Offida l’accoglienza è stata davvero a trecentosessanta gradi perché gli organizzatori sono riusciti nel non facile compito di riunire partecipanti con background e interessi di ricerca molto diversificati. Avrebbe potuto essere un esperimento fallimentare, una sorta di dialogo tra sordi, ciascuno arroccato sul proprio punto di vista. Così non è stato, malgrado le inevitabili difficoltà iniziali dei primi giorni. E vengo così alla seconda parola che per me riassume il senso di questa esperienza: “interdisciplinarietà”.

La riflessione sulla fiducia si è avvalsa di una sapiente miscela di saperi e di relazioni illuminanti: il prof. Baldassarre Pastore  si è concentrato sul rapporto tra fiducia, comunità politica e Stato di diritto; il prof. Massimo Pilati sulla rilevanza della componente fiduciaria nelle organizzazioni aziendali, mentre la prof.ssa Monica Martinelli ha indagato il legame tra fiducia e città. Infine, i proff. Stefano e Vera Zamagni hanno affrontato il tema della fiducia rispettivamente da una prospettiva economica e storico-economica.

Nel bagaglio che queste riflessioni mi hanno lasciato porto la acquisita consapevolezza di quanto i legami fiduciari siano rilevanti per la sfera dell’economia, essendo la fiducia parte fondante non solo della convivenza sociale, ma anche dello scambio. Le prime forme di scambio nascono con l’uomo, ma sono assai lontane dalla logica economica. Gli antropologi si riferiscono ad esse parlando di economia del dono, di cui è presupposto essenziale la reciprocità. Senza reciprocità non c’è dono, né coesione sociale, ma se non c’è fiducia non può esserci reciprocità. Anche quando si allarga l’orizzonte e ci si riferisce a scambi di natura economica in senso stretto, la componente fiduciaria non perde la sua rilevanza. Le relazioni di fiducia che si sviluppano nei rapporti interpersonali che intessono il mercato e le organizzazioni produttive, infatti, riducono l’incertezza, favorendo una maggiore accettazione del rischio e una riduzione dei costi di transazione. La stessa crisi economica che stiamo attraversando è, in ultima analisi, una crisi di fiducia e la sua soluzione incontra il bisogno di  ripristinare e restaurare la fiducia  nei mercati, nelle istituzioni, nella politica . La fiducia è, dunque, allo stesso tempo tappa di partenza del nostro vivere civile, ma anche punto dal quale bisogna ripartire per uscire dalla crisi. Il sapere economico non può sottrarsi a questa riflessione e alla sfida – metodologica e di contenuto – che in essa è insita. E mi piace pensare che potrà uscirne profondamente arricchito, a patto però che sappia aprirsi all’idea che principi “altri” dal profitto e dal mero scambio strumentale possano trovare posto proprio dentro il mercato e l’attività economica.

 

Per approfondire

Bruni L., Zamagni S. (2004), Economia civile. Efficienza, equità, felicità pubblica, il Mulino, Bologna.

Magatti M. (2013), Lo spirito dell’economia, in Alle radici della crisi. Le ragioni politiche, economiche e culturali di un processo ancora reversibile, a cura di G. Sapelli e G. Vittadini, Bur, Milano.

North D. (2005), Understanding the process of economic change, Princeton University Press, Princeton, N. J. ; trad. it., Capire il processo di cambiamento economico, il Mulino, Bologna, 2006.

Ruffolo G. (2011), Testa e croce. Una breve storia della moneta, Einaudi, Torino, cap. I.

Smargiassi G. (2012), “Fiducia”, in Dizionario di Economia e finanza, Treccani.

Zamagni V. (2010), What is the message of “Understanding the process of economic change” for Economic Historians, in “Structural Change and Economic Dynamics”, 21, pp. 157-163.

 

Profilo dell’autore

Marianna Astore, laureata in Economia alla LUISS Guido Carli, è attualmente dottoranda di ricerca presso il Dipartimento di Scienze economiche e sociali dell’Università Politecnica delle Marche. I suoi interessi di ricerca riguardano la storia economica dell’Italia contemporanea, con particolare riferimento al tema dell’intervento dello Stato nell’economia nel periodo tra le due guerre mondiali.

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