Blog EllePì – Y = F (K, L, T….FIDUCIA)

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di Roberta Et tamimi

et-tamminiCi sono esperienze nella vita che non avevo programmato e che hanno influenzato la mia strada. Ci sono persone nella vita che hanno dato una svolta al mio cammino. Ci sono parole nella vita che non immaginavo potessero perfino cambiare me stessa. La Summer School della Fondazione “Lavoro per la persona” è stato tutto questo per me.  Aderisco all’iniziativa per il titolo stimolante che viene proposto per l’edizione 2013: “Orizzonti della Fiducia. Percorsi, valori, risorse”. Vengo attratta dalla bellezza di queste parole e dalla curiosità di vedere cosa potesse nascere dall’incontro di una dozzina di ricercatori provenienti da varie aree di studio e desiderosi di discutere di uno stesso tema. Al termine della summer school, dopo cinque giorni, la parola “fiducia” aveva acquisito in me nuovi significati, arricchendomi emotivamente e a livello di conoscenze.

Da brava studentessa di economia politica quale ero, avevo trascorso l’ultimo periodo della mia vita a studiare la crescita economica, i suoi fattori e le relazioni matematiche atte a spiegarne il funzionamento. Potremmo dire che tutta la storia e le teorie economiche non siano nient’altro che un continuo tentativo di riportare in formule matematiche una realtà estremamente complessa e densa di variabili, in cui l’intento principale è quello di capire come generare profitto, come accumulare ricchezza o come far crescere il Pil di una nazione. In altre parole tutto lo sforzo è volto a cercare la “ricetta miracolosa” che assicuri il benessere in una società. Eppure tutta la matematica e la statistica, tutti i modelli che avevo studiato, per quanto complessi, mi avevano lasciato addosso una spiacevole ed incomprensibile sensazione di incompletezza ed aridità, il sentore che capitale, lavoro e tecnologia non potessero essere gli unici fattori di crescita di una società (Solow,1956). La tipica funzione di produzione, che è alla base delle teorie della crescita, appariva ai miei occhi privata di un qualche elemento fondamentale che potesse spiegarmi la vera relazione tra fattori produttivi e la generazione di un output accumulabile capace di generare a sua volta la crescita del sistema economico. In altre parole, il quesito che continuavo a pormi era: nel momento in cui la produzione sfrutta tutti i fattori a disposizione, è possibile che un’ulteriore crescita del prodotto possa essere determinata esclusivamente da una maggiore disponibilità di fattori produttivi (risorse umane, risorse naturali e capitale) o da un differente utilizzo che ne migliora la produttività? E riguardo questo ultimo aspetto, è possibile che solo l’innovazione tecnologica e il progresso tecnico possano essere considerati fattori utili alla crescita economica?

Celebri nomi di studiosi del settore ben prima di me si sono posti queste mie stesse domande ed è questa la ragione per cui c’è stato nell’ultimo secolo un notevole fiorire di teorie economiche che provano ancora oggi a ricercare questo “elemento mancante”.  Stanca di non riuscire a trovare conforto nei manuali dei massimi esponenti dell’economia, ho preso la decisione di provare a ricercare il mio “fattore” altrove, in un altro ambiente, lontano dagli economisti, di andare in mezzo a persone abituate a parlare un linguaggio diverso dal mio, abituate a pensare in modo differente e ad interrogarsi su questioni di altra natura. La Fondazione “Lavoroperlapersona” con la sua “faculty” di docenti e ricercatori provenienti dall’ambito della formazione, dall’area giuridica, piuttosto che sociale, politica, aziendale e filosofica, ha saputo creare il giusto Melting Pot capace di dar vita ad un ambiente fertile per fruttuose riflessioni. L’ambiente accogliente della sede dove si sono tenute le lezioni e le discussioni, la cura per il buon cibo, l’attenzione discreta eppur efficientissima per ogni dettaglio che gli organizzatori e i tutor hanno avuto per noi durante tutte le fasi della realizzazione dell’evento hanno contribuito a creare la cornice perfetta per quello che è stato per me un bellissimo e stimolante scambio intellettuale.

Dal professor Pastore ho potuto apprendere che si possono individuare tre livelli di fiducia: quella di base che permette la socializzazione primaria, quella personale che altro non è se non un atto di affidamento personale e quella istituzionale/sistemica che è indirizzata ai sottosistemi sociali. Da lui ho potuto realizzare che la fiducia è un mezzo di organizzazione sociale, è una regola che limita l’arbitrio. Con il professor Pilati, invece mi sono spostata in un ambiente più “familiare”. Siamo entrati nelle organizzazioni e qui abbiamo visto la prima sfaccettatura economica della fiducia: all’aumentare della fiducia corrisponde un incremento di velocità e una diminuzione dei costi di transizione.  Con la professoressa Vera Zamagni invece ho avuto modo di riflettere che, indipendentemente dalle epoche e dal livello tecnologico raggiunto dalla società, la fiducia fra individui continua a rivestire un ruolo primario e ciò è dimostrabile dal fatto che, ancora ad oggi, le imprese familiari continuano ad essere la forma societaria più diffusa al mondo.  Il Professor Stefano Zamagni ci ha permesso di toccare quattro punti principali: a cosa serve la fiducia, gli elementi costitutivi, le tipologie e come si genera capitale fiduciario. Partendo dalla etimologia della parola fiducia e facendo ricorso alla teoria dei giochi e passando attraverso l’opera lirica di Puccini “Tosca” siamo riusciti ad analizzare in modo insolito gli effetti di rapporti di fiducia e di sfiducia declinate nelle due accezioni: interpersonale ed istituzionale. Con la professoressa Marinelli infine siamo tornati ai giorni nostri e abbiamo inserito il concetto di reti di fiducia all’interno delle cosiddette Smart Cities.

Dopo tutti questi stimolanti interventi, nella mia mente è iniziato un processo di elaborazione che mi ha permesso di vedere il concetto di fiducia in tutta la sua complessità e potenzialità. Ho realizzato che effettivamente la fiducia può essere considerata come uno degli asset più preziosi per l’intero sistema economico. I rapporti di fiducia fra cliente e azienda, fra lavoratori e datori di lavoro, fra cittadini ed istituzioni hanno effetti tangibili e misurabili sul sistema economico. Ho avuto la prova che sicuramente i  fattori materiali (capitale fisico, forza lavoro e tecnologia) hanno rivestito e rivestono tutt’ora un ruolo centrale nella crescita economica di una società, ma ci sono beni immateriali come la fiducia che sono altrettanto fondamentali e hanno una influenza altrettanto reale. Potremmo dire che la fiducia abbia il ruolo di rendere efficiente l’impiego dei beni materiali. Inoltre oltre ad avere un effetto quantitativo, ha anche il potere di contribuire allo sviluppo economico, ovvero esplicitarsi anche in un aspetto qualitativo che nelle economie mature, incapaci per definizione di mantenere tassi di crescita elevati come nei paesi in via di sviluppo, rappresenta il vero nodo del dibattito economico. Non smetterò mai abbastanza di ringraziare coloro che hanno contribuito ad aggiungere un mattoncino al mio sapere, che mi hanno reso una cittadina più consapevole e che hanno supportato il mio desiderio di guardare “oltre”. Spero di avere future occasioni di incontro con la Fondazione e con tutti i protagonisti di questo “viaggio nella fiducia”.

 

Per approfondire

Barro, R, Xavier Sala-i-Martin (1997). “Technological diffusion, convergence, and growth.” Journal of Economic Growth, 2, March, 1–26.

Blanchard, O., Fischer S. (1989). Lectures on Macroeconomics. Cambridge, MA: MIT Press.

Fukuyama F., 1995, Trust. The Social Virtues and the Creation of Property , New York, The Free Press, trad. It. Fiducia, Rizzoli, Milano, 1996, 24.

Solow, R., 1956, “A Contribution to the Theory of Economic Growth“, Quarterly Journal of Economics 70 (1), 65-94.

 

Profilo dell’autore

Roberta Et tamimi nata a Bologna, laureata in Economia e Commercio Internazionale, ha svolto il primo anno del Dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Scienze economiche e sociali dell’Università Politecnica delle Marche. Attualmente lavora presso l’Incubatore e Acceleratore d’impresa  “The Hive”, incubatore certificato dal Ministero ai sensi del comma 5 dell’art. 25, del D.L. n. 179/2012, convertito dalla L. n. 221/2012.

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