Blog EllePì – Dobbiamo AGIRE per andare oltre le diseguaglianze

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La Fondazione riceve e pubblica con molto piacere l’articolo di Monica Pirrotta relativo ad Incontri EllePì “Oltre le diseguaglianze” svoltosi a Roma venerdì 15 Febbraio. Ringraziamo Monica per questa sua graditissima testimonianza, rinnovando l’appuntamento a Venerdì 5 Aprile per il secondo Incontri EllePì romano dal titolo “Discutere, domandare, comprendere. Che ne è del pensiero critico?”.

Venerdì 15 febbraio si è svolto a Roma Incontri EllePì “Oltre le diseguaglianze”. Gli ospiti intervenuti – a cominciare da Maurizio Franzini (Docente di Politica Economica presso La Sapienza Università di Roma, dirige il Menabò di Etica e Economia e attualmente è presidente ad interim dell’ISTAT) – hanno chiarito molti aspetti importanti sulle diseguaglianze economiche, in particolare sulle disuguaglianze di reddito. La discussione, infatti, è partita proprio dal concetto di diseguaglianza, il quale non è sinonimo di povertà. Le associamo per abitudine culturale ma, in realtà, la diseguaglianza è legata alla distanza tra i redditi e le persone, mentre la povertà significa stare sotto una certa soglia di reddito. Concentrando l’attenzione sui redditi da lavoro dipendente privato, i dati ci fanno scoprire che, in fatto di diseguaglianze, l’Italia è purtroppo ai primi posti della classifica – insieme ai paesi anglosassoni – e agganciata ad un processo che porta gli estremi di tale classifica a distanziarsi sempre di più.

Da cosa dipende? 

Solo in parte dal grado di istruzione. La diseguaglianza è spiegata da un mix che comprende competenze cognitive, soft skills, un pizzico di fortuna e relazioni familiari e sociali. Molto è collegato al background familiare e anche alla mobilità sociale intergenerazionale: in Italia (come in UK e USA) essa dipende per il 50% dalle nostre origini, dalla componente familiare.

Il dibattito con Roberta Carlini e Sebastiano Maffettone sui dati esposti ci rivela una società chiusa, catastale, oligarchica dove quello che tu sei non dipende da quello che sai fare ma da dove nasci, dalla tua famiglia. Il fallimento della modernità, dell’autonomia kantiana (non esiste più “tu scegli il tuo destino”). Le diseguaglianze economiche portano rabbia sociale e la stessa democrazia rischia di essere in pericolo. 
Questo è inaccettabile. 
L’obiettivo è raggiungere un livello accettabile di diseguaglianze, realizzando politiche che modifichino le “dotazioni” e le regole del gioco per garantire l’uguaglianza delle opportunità.


È arrivato il momento di AGIRE. E proprio da questa parola nascono proposte concrete di riforma delle istituzioni, del welfare, dell’istruzione e politiche per la concorrenza, per il lavoro e fiscali. Sono tutte contenute in un manifesto contro la disuguaglianza, appunto “AGIRE” (AGainst Inequality Rebuild Equity), redatte da un gruppo di studiosi convinti che contrastare la disuguaglianza sia un’assoluta priorità e – aggiungo io – una nostra responsabilità.

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