Webinar EllePì – Lavoro e cambiamento climatico: una prospettiva politico-legislativa


Abituati a pensare il cambiamento climatico esclusivamente come problema di natura ambientale, rischiamo di tralasciare le molteplici sfaccettature di una questione ben più ampia. La realtà, infatti, è che esso influenza, direttamente o indirettamente, tutte le forme dell’agire umano. L’attività lavorativa, in questo senso, sta subendo dei cambiamenti che possono causare disorientamento tanto a livello personale quanto sul piano politico-legislativo. Talvolta percepiti come rischi, talvolta come occasioni e opportunità, indagare attentamente gli impatti del cambiamento climatico sul mondo del lavoro si rivela, quindi, necessario: che l’argomento sia la trasformazione del mercato del lavoro o che sia il mutamento delle professionalità, delle condizioni di lavoro, delle tutele e della formazione dei lavoratori, emerge sempre più l’urgenza di una collaborazione tra persone, enti, aziende e decisori politici per ricomporre una bussola capace di orientarci in tempi incerti.

A proposito delle condizioni di lavoro, tema centrale e ampiamente trattato nello studio del Centro di Ricerca Ellepì curato da Paolo Bonini e Gabriele Gessini, è interessante osservare come il lungo corso legislativo italiano, dall’entrata in vigore della Costituzione fino ai giorni nostri, abbia spostato l’interpretazione e l’applicazione della sicurezza sul lavoro «da una visione reattiva […] (centrata sul danno) a una concezione preventiva e integrata (centrata sul benessere organizzativo)»[1]. Un mutamento paradigmatico che “veste” il significato della parola salute non solo dell’attenzione per l’incolumità del lavoratore, ma anche e soprattutto della cura del suo benessere psicologico e sociale tramite l’organizzazione di contesti lavorativi nei quali viene tutelata la sua personalità e che, oggi, trovano nella questione climatica un’ulteriore opportunità per ri-pensarsi: l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, infatti, stima che, ogni anno, circa 23 milioni infortuni sul lavoro sono collegati alle temperature troppo elevate[2].

Al livello, invece, delle sollecitazioni per le trasformazioni del mercato e di settori produttivi in termini sostenibili, gli interrogativi sono molteplici: come farlo e con quale urgenza? Che ruolo hanno le politiche occupazionali nei processi di riconversione ecologica? Come poter strutturare una formazione sensibile alle necessità ambientali e del lavoro dignitoso e sicuro? Laddove il lessico e il vocabolario dell’industria e della politica si ampliano di nuove terminologie come “lavoro verde”, “industria 5.0”, “stress termico” e “co-benefici”, è bene, infatti, chiedersi se esse ci parlano delle possibili vie di uscita da una condizione di emergenza globale o se rischiano di diventare parole-trappola vuote di significato atte a riprodurre un sistema che di mutare non ha proprio intenzione.

In ultimo, ancora una volta è bene ricordare, per non disorientarci all’interno della generatività frenetica che scaturisce dal rapporto fra cambiamento climatico e lavoro e nella corsa urgente di trovare soluzioni adeguate che armonizzino necessità produttiva e cura dell’ambiente, la saggezza necessaria richiesta per porre la persona sempre al centro di ogni nostra azione: la tutela della sua dignità, libertà e capacità di agire e decidere. Ancor più, in questo caso specifico, della relazione che essa intrattiene con la Terra che la ospita, lavorandola e custodendola.


[1] Bonini P., Gessini G., Lavoro e cambiamento climatico. Una prospettiva politico-legislativa, Edizioni Lavoroperlapersona, 2025, p. 16.
[2] Organizzazione Internazionale del Lavoro: https://unric.org/it/rapporto-oil-alte-temperature-sul-lavoro-implicazioni-per-la-salute-e-sicurezza/ 



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