Webinar EllePì – Il lavoro: punizione o riscatto?


Lo spaesamento che investe le giovani generazioni sia sul piano materiale che sul piano emotivo pone l’urgenza di interventi educativi, sociali, politici, etici. Non a caso sono più diffusi gli episodi di violenza contro i pari, e nello specifico nei confronti delle ragazze e dei più fragili, rispetto a quelli verso gli adulti. Negli ultimi anni, infatti, si assiste sempre più spesso ad episodi di violenza fisica per futili motivi, molestie e reati sessuali nei confronti di donne: da uno studio condotto dal Servizio Analisi Criminale, per gli anni 2022 e metà semestre 2023, si rileva che oltre il 50% delle vittime sono sotto i 24 anni (un terzo minorenni); oltre il 20% dei presunti autori è sotto ai 25 anni. Gli episodi di aggressioni nelle scuole, registrate dagli Uffici scolastici regionali, sono stati 68 per l’anno scolastico 23/24 e, nel primo trimestre 24/25, sono 191.

Oltre la sanzione, come adoperarsi sul piano legale? Accogliendo la riflessione sulla prevenzione di questi fenomeni, quali proposte arrivano dalla politica e in primis dal governo? Intervenendo sui fatti di Caivano, nel settembre 2023, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto-legge recante una serie di misure per il contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile. Tra queste, in materia di Custodia cautelare e percorso di rieducazione del minore, è previsto che il minore possa accedere a un percorso di reinserimento e rieducazione civica e sociale sulla base di un programma rieducativo. Il programma deve prevedere lo svolgimento di lavori socialmente utili, la collaborazione a titolo gratuito con enti no profit o lo svolgimento di altre attività a beneficio della comunità di appartenenza. (Fonte: Presidenza del Consiglio dei ministri). Il lavoro come espiazione?

Il lavoro, come ben sappiamo, assume significati differenti nel corso della storia e attraversando diverse culture. Possiamo osservare quanto esso rivesta il ruolo, talune volte di strumento, altro di valore, altro di contesto o ancora di missione. Nelle carte costituzionali è un bene da tutelare e valorizzare ai fini della crescita individuale e sociale. Nei testi sacri monoteisti, è condivisa la concezione che il lavoro sia sì fatica e sudore della fronte per il sostentamento, ma se ne eleva il senso poiché mezzo per avvicinarsi al divino, continuare la sua opera e contribuire al bene della comunità. Per quanto sia un luogo privilegiato per la formazione della persona, a volte, è tradotto come strumento afflittivo, lasciando ad esso il solo significato di pena. Questo ci fa correre il rischio di spogliare di senso il lavoro e tutto il suo portato valoriale. Attendere ad un lavoro, diventa momento formativo, laddove questo è concretamente espressione dei talenti, presa in carico di ruolo, fine sociale per la persona, autoformazione. Già ampiamente sperimentato, il lavoro nel quale sono coinvolti gli ospiti degli istituti penitenziari svolge un ruolo educativo e di “sollievo” dalla pena: esso, infatti, mira alla ricostruzione della persona in direzione della reintegrazione nella società. In virtù del fatto che ogni lavoro realizzato con impegno ed onestà è dignitoso e luogo di crescita e sviluppo della persona, come rieducare al suo significato e senso? 



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