IX Seminario interdisciplinare sull’accoglienza “In equilibrio precario”: Il primo giorno

In equilibrio precario, sul filo di una stabilità lavorativa che si assottiglia sempre più e ci costringe sia a ripensare al primo articolo della Costituzione, sia al lavoro come espressione della persona. Così Maria Cristina Origlia apre il IX Seminario Interdisciplinare sull’Accoglienza a Offida. “Parliamo di equilibrio precario per non dire disequilibrio”, scherza, ma così introduce il fallimento di un modello economico, quello attuale, che non solo non porta benessere ma che da un po’ di tempo non porta neanche numeri sulla produttività. La globalizzazione non governata da poteri politici ha creato disuguaglianze di diverso genere, continua Origlia. “Vediamo dati preoccupanti anche per l’Italia. Per esempio prendiamo il lavoro: non si può non analizzare come lo squilibrio si trasformi in disagio. E parliamo anche di numeri, però, visto che piacciono. L’Italia nell’ambito della UE è il paese che cresce meno, con una produttività ferma e salari fermi, con un reddito pro capite uguale all’inizio del 2000. Allo stesso tempo vediamo che l’UE cresce meno nel mondo”.



Dei problemi dell’Italia parla anche Luigi Massa, sindaco di Offida. “Pensando all’equilibrio precario la mia mente va alle Marche nord ed Emilia Romagna a cui porgo la mia vicinanza. E già è capitato nel 2023, come nel 2014, e ogni volta parliamo di emergenza, non si può. Le persone hanno bisogno di altro, di sicurezza fuori dalla precarietà, almeno davanti ad eventi che ti pongono nella precarietà che tu lo voglia o no come un’alluvione. Quello che mi è capitato di vedere, con istituzioni ai massimi livelli che litigano, fa emergere lo scollamento e il disequilibrio che alla fine non entra in contatto con la realtà. E questo si vede anche poi nei cittadini: perché si perde tempo a scrivere due righe stupide su un social che vedono milioni di persone invece di interessarsi del territorio? Cosa fare per superare questo scollamento, questa precarietà anche umana? Sicuramente avremo nuovi spunti qui al IX Seminario”.

Proprio da qui riparte Gabriele Gabrielli, presidente della Fondazione Lavoroperlapersona ETS, prosegue il discorso con il suo intervento. “Questo Seminario è un raggio di sole in un clima che ci ricorda che dobbiamo ripensare alla relazione uomo/natura”, apre Gabrielli. “Anche due anni fa stavamo qui e guardavamo con apprensione alle notizie da Senigallia. Ed eccoci qui: ci diciamo che sappiamo cosa fare ma non è facile indirizzare l’azione e così i cambiamenti ti fanno accorgere delle diversità e dei disequilibri, quelli tra persone e quelli tra i poteri. Due anni fa ci siamo lasciati con l’impegno di rilanciare la dignità del lavoro, e una ferita che non si sana sono i morti sul lavoro. 577 le morti nei primi sette mesi dell’anno, dato in crescita rispetto all’anno scorso. E si scoprono cose che fanno rabbrividire: due morti sono adolescenti, under 15”. Segnali che non possono sfuggirci, e che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella fa emergere ogni volta che può. “È insopportabile questo dato, non si può morire sul lavoro. E poi le retribuzioni: l’OCSE lancia una luce spietata sulle retribuzioni, che già non godono di buona saluta rispetto ad altri paesi, hanno anche perso potere d’acquisto rispetto al pre-Covid. Eppure i profitti ci sono stati e sono stati molto grandi. Noi crediamo che questo equilibrio precario può essere energia, anzi possa essere una ragione per adattarsi: ci sono tanti segnali di rassegnazione ai quali dobbiamo cambiare verso. Questa postura precaria deve diventare la spinta per cambiare il lavoro e le priorità della vita come piace a noi”, chiude.

La prima giornata del Seminario prosegue con uno spazio dedicato all’infanzia e alla demografia, affidato alle parole di Paolo Rozera – direttore generale di UNICEF Italia – e di Alfonso Giordano, professore di Geografia economica e politica all’Università Niccolò Cusano. Rozera ci tiene a ricordare che il mondo dei bambini è precario, è un mondo intriso dagli adulti. “Prendiamo Gaza, che è sotto gli occhi di tutti: metà delle scuole è rasa al suolo. Oltre 14mila bambini, sono morti, e anche 400 insegnanti. I bambini vedono che gli adulti non li calcolano e il livello di una società si vede da come tratta i figli, diceva Nelson Mandela. Quando la rete che è intorno al ragazzo, fatta di istruzione, educazione e cultura non funziona si creano sacche di povertà educative e anche la narrazione di queste difficoltà va cambiata. Non voglio che i miei figli siano resilienti, voglio che vivano in un mondo sostenibile, dove funziona la rete di infrastrutture e di istruzione. Al Gemelli di Roma durante il Covid c’è stato un numero grandissimo di adolescenti che avevano provato a suicidarsi, con episodi di autolesionismo. Gli veniva risposto che il tempo di attesa per parlare col medico è di sei mesi. Se i problema non viene risolto subito la persona non vede via d’uscita”.



Il professore Giordano apre con una provocazione che richiama il titolo del Seminario: “Siamo sicuri che non ci piaccia l’equilibrio precario?”. E prosegue: “Siamo cambiati in meglio dopotutto, per esempio la mortalità infantile è intorno al 3%. La demografia non è destino e noi non ci siamo trovati vecchi; lo sapevamo. Offida per esempio si è svuotata ed è invecchiata, un po’ come l’Italia. Questo porta a problematiche su pensioni, welfare e, soprattutto, portano all’assenza di sguardo lungo perché sono i giovani a guardare al futuro. E le buone politiche funzionano con lunghe durate – e soprattutto negli anni ‘70 ‘80 e ‘90 – dove si mandava gente in pensione a 40 anni con una natalità infantile in diminuzione. Una persona tra i 20 e 50 anni dovrebbero essere la colonna di una società, l’Italia sembra reggersi sulla fascia 60-65 anni”.
L’Apertura, infine, si chiude con la proiezione del film prodotto dalla Fondazione Lavoroperlapersona ETS dal titolo In equilibrio precario per la regia e le musiche originali di Giovanni Panozzo (di cui è possibile vedere il trailer sul nostro canale YouTube).



La serata si chiude con “Ciò che conta” spettacolo sullo sport, sugli atleti e sul cuore di e con Stefano Tosoni con le musiche di Lucio Mastricardi, che presenta anche due brani di sua composizione. Lo spettacolo ripercorre le storie di Surya Bonali, che sfidò il mondo con un salto mortale sulla pista di pattinaggio sul ghiaccio, una mossa ancora illegale; di George Foreman, gigante di mezza età che a 45 anni vince il titolo di campione del mondo dei pesi massimi, record tuttora imbattuto. E ancora, Nikolaj Trusevic, portiere della Dinamo Kiev, che si fa panettiere quando nel ’41 i nazisti entrano in città e poi batte i nazisti nella partita della morte, che ha ispirato “Fuga per la vittoria”, battendo la Flakelf, la squadra degli ufficiali della Wermacht. E poi la storia incredibile di Steven Bradbury, famoso in Italia per lo sfottò della Gialappa’s, che descrive la sua vittoria alle olimpiadi invernali del 2002 come “uno scandalo”, ma Tosoni non ci sta: “Quella vittoria lo aspettava da sempre, voleva solo essere certa di essere desiderata per davvero”. Così si chiude la prima giornata, con storie di sport per non ricordare solo le vittorie e le sconfitte, ma i percorsi di vita.



Enrico Mascilli Migliorini è nato ad Avellino nel 1994, si è laureato in Storia a Firenze con una tesi sui libri proibiti e, successivamente, per la laurea magistrale ha realizzato una tesi di Archivio sugli zingari a Bologna in età moderna. Ha scritto per la rivista dell’Università Pablo de Olavide di Siviglia (SPA), per l’Università di Leeds (Uk), per la Rivista di studi Napoleonici e per Il Ducato, testata dell’istituto per la formazione al giornalismo di Urbino. Dal novembre 2021 collabora con la redazione de Il Fatto Quotidiano. Da marzo 2023 è un ricercatore Cnr-Irpps

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