Blog EllePì – Casa, scuola e relazioni: intervista alla prof.ssa Colombo sull’educazione
Carissima prof.ssa Maddalena Colombo, a margine del suo intervento al Film Festival Offida del Settembre 2023, abbiamo voluto approfondire – attraverso alcune domande – tre poli tematici affrontati nel corso del suo intervento: la casa, la scuola e la rete di relazioni. In attesa di leggere il suo intervento completo nella pubblicazione che arriverà nel 2024 in formato OpenAccess, intanto le chiediamo:
1) L’ambiente casa, caricando i ragazzi e le ragazze di aspettative, a volte non riuscendo a testimoniare senso e significato positivi dell’agire lavorativo, quali strumenti ha o potrebbe avere a disposizione per la presa in carico, la “cura”, dei giovani?
In una fase storica di estrema debolezza dell’offerta lavorativa rivolta ai giovani, è evidente che la più diffusa forma di difesa è il “ripiegamento” nella dimensione privata, che equivale all’ambiente domestico come rifugio e fonte di quelle soddisfazioni che non arrivano dalla ricerca del “senso” all’esterno. Tuttavia, quando si parla di casa propria, non si tratta più – come forse era fino agli ’80 – di un luogo strutturato e significante per la maggioranza dei giovani, perché sempre più spesso la famiglia, le relazioni tra le generazioni e l’ambiente casa risultano insufficienti e fonte di conflitto: si va dai nuclei famigliari disgregati, a stili genitoriali “conflittuali” o “discrasici”, o semplicemente a spazi e tempi di vita poco protetti e poco presidiati. La famiglia, quale agente di socializzazione primaria, è sempre più “lunga” e rarefatta, e fa fatica a contenere le ansie giovanili, anzi spesso rispecchia le ansie di più generazioni (ognuna alle prese con le proprie fragilità). Una leva positiva potrebbe allora essere rappresentata dal dialogo TRA LE GENERAZIONI, che assume forme nuove rispetto al passato, in quanto non c’è più chi ha il “sapere” da trasmettere a chi non ce l’ha (i vecchi verso i giovani), ma c’è un bisogno condiviso di uno spazio non competitivo, solidaristico, gratuito, di accettazione empatica al di là della prestazione, che solo l’ambiente domestico può dare. In questo dialogo, si confrontano le diverse prospettive temporali, dei più anziani versus i più giovani, mentre i codici e i contenuti possono essere simili. Ovviamente, le famiglie più fragili vanno aiutate a dialogare, poiché il flusso comunicativo esterno è sempre più invasivo e non fornisce appigli a chi ne è sovrastato.
2) La scuola e il suo rapporto con il “lavoro” è sì su un piano di formazione, ma è anche il primo luogo di lavoro che esperiscono i ragazzi e le ragazze. Fin da piccolissimi vi sono immersi. In che misura la scuola ne tiene conto e dà esempio virtuoso?
La scuola, lo studio e l’apprendimento, così come il gioco per chi è ancora nella fase infantile, sono il “mestiere” del giovane. Devono apprendere, devono avere belle esperienze e bei ricordi, e devono imparare a farlo bene. Avere studenti felici /soddisfatti è la premessa per avere lavoratori felici/sodisfatti. Quindi la scuola ricopre un ruolo fondamentale per rimettere al giusto posto i bisogni, le aspirazioni, le “messe alla prova”, i giudizi, i risultati ecc…. tutti elementi che servono a strutturare la personalità del lavoratore. Con il continuo mutamento delle professioni e dei saperi, oggi non si ritiene più tanto importante formare a scuola le competenze tecnico-specialistiche (HARD SKILLS) che sono richieste al mondo lavorativo, ma rimane insostituibile il mandato scolastico di formare le competenze per vivere , risolvere i problemi, conoscere se stessi e costruirsi un futuro (SOFT SKILLS). La scuola ha un vantaggio, rispetto all’azienda e alle organizzazioni produttive: può, anzi deve, preoccuparsi del benessere cognitivo e morale di ogni soggetto. Per questo c’è un docente per ogni area di conoscenza, per ogni stadio di crescita, per ogni bisogno speciale. Se, nel complesso, questa funzione viene assolta dall’istituzione-scuola (e anche bene, considerata la mole dei problemi individuali di cui si occupa!), purtroppo vi sono scuole in cui le interazioni tra i docenti sono minime, i docenti non dialogano e non fanno partecipare in modo attivo gli studenti all’apprendimento, si accumula frustrazione e rabbia invece che curiosità e buone relazioni. Anche queste scuole vanno “aiutate”, sostenute con fondi, progetti, supervisioni istituzionali e partenariati costruttivi.
3) C’è poi l’ambiente delle relazioni. Secondo la sua esperienza, anche di docente, che spazio trovano i ragazzi per il riconoscimento di sé e dell’altro, in termini di talenti e vocazione?
Non c’è dubbio che le relazioni amicali e con il gruppo dei pari siano da qualche anno a questa parte sempre più importanti per definire il “chi sono”, il “cosa voglio” e “dove vado” di ogni ragazzo o ragazza che sta maturando il proprio progetto. Sempre più spazio e tempo è dedicato a stare nella rete di relazioni (online e offline) e molte delle scelte di vita e di percorso sono condizionate da chi si incontra e dai gusti/preferenze altrui. Non significa che i giovani siano privi di personalità, siano passivi, alienati e manipolati, anzi, attraverso le relazioni coi pari creano, producono, riproducono contenuti e strutturano progressivamente i loro progetti. Lo fanno in tempi e luoghi diversi dagli adulti (es. i luoghi della movida, le ore notturne ecc.) ma di per sé significativi. Ora, perché questi scambi e questi momenti costruttivi siano portatori di futuro, occorre che il mondo adulto non si limiti a “osservarli” paternalisticamente dall’esterno ma trovi occasioni di intersezione e di dialogo: là si nascondono, ma anche si rivelano i mondi individuali e collettivi dei giovani. Occorre un atteggiamento di ricerca e di ascolto, al di là dei pregiudizi generazionali (da entrambe le parti).
Maddalena Colombo – Università Cattolica di Milano e Brescia
Professoressa ordinaria di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica (Milano e Brescia), dove insegna Sociologia dell’educazione, e Sociologia delle Politiche Formative; Politiche pubbliche nella sanità; Sociologia economica e dell’Organizzazione. Dirige il CIRMiB dal 2013 e il LaRIS (Laboratorio di Ricerche e Intervento Sociale) dal 2015. Ha coordinato il modulo Erasmus Jean Monnet IDEAL – Intercultural Dialogue in Europe and Active Policies (2017-19). Coordina la Sezione Ais – Sociologia dell’educazione dal 2018. Studia i processi migratori e il dialogo interculturale/interreligioso, la socializzazione giovanile e le trasformazioni del sistema scolastico-formativo e del rapporto scuola-famiglia. Ha pubblicato numerosi volumi e articoli in Italia e all’estero. Dirige, insieme a Mariagrazia Santagati, la collana “Quaderni CIRMiB Inside Migration”, ed è co-direttrice della collana editoriale “IES – Innovazione, Educazione, Società”.