#Blog EllePì – Dignità del lavoro: parole di sostenibilità tra Offida e Assisi

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L’VIII seminario della Fondazione Lavoroperlapersona, tenuto a Offida (AP) dal 16 al 18 settembre, ha offerto un tempo e uno spazio per fermarsi a riflettere sulla dignità del lavoro, specialmente in questi anni di rivoluzione digitale, ecologica ed economica. La straordinaria occasione per confrontarsi con accademici, imprenditori e persone impegnate nel sociale in uno stile familiare è ancora più significativa per la convergenza tra le conclusioni del seminario e l’appello di papa Francesco per un lavoro dignitoso, rivolto ad Assisi il 24 settembre scorso in occasione dell’evento “Economy of Francesco”. Una sincronia che emerge dai punti evidenziati dal papa e che conviene ripercorrere, anche per mettere in luce le analogie con il percorso della Fondazione rinnovato al Seminario di Offida.

Il papa dice che “senza lavoro degno e ben remunerato i giovani non diventano veramente adulti”. È un invito agli adulti a guardarsi allo specchio: siamo davvero usciti dall’adolescenza? Siamo responsabili davanti alla società delle nostre scelte? Perché una società composta da consumisti narcisisti (temi entrambi affrontati anche dal papa), allontana le possibilità di rigenerare persone, società e sistema economico. In una chiamata all’“eroismo”, cioè a rifiutare lo stato di fatto del capitalismo, sottolinea la tensione tra due paradigmi: da una parte la creatività, l’ottimismo, l’entusiasmo e il coraggio che sono propri dei giovani e di una società generativa; dall’altra la tristezza, il pessimismo, il cinismo, di questo sistema socio-economico. La radice è molto chiara: è cambiato il risultato che ci si aspetta dal lavoro. Invece di un prodotto olistico che include l’essere umano e le sue aspirazioni, ci siamo sbilanciati sul “prodotto materiale”. Il lavoro, insomma, può anche essere sicuro e strapagato (cosa molto difficile oggi), ma costringe le persone in gabbie esistenziali, se non produce “senso”.

È proprio quello che è emerso in tutte le sedi di riflessione al Seminario della Fondazione. Nei lavori di gruppo, nelle riflessioni plenarie e nelle relazioni. C’è una enorme (quasi disperata) domanda di senso che riguarda sia i datori di lavoro, sia, soprattutto, i lavoratori di tutte le generazioni, e in particolare i giovani. Il punto è proprio questo. Che lo si voglia leggere dalla prospettiva delle scienze o, come fa il papa, da quella esistenziale-spirituale: il modello di sviluppo novecentesco si è esaurito e la pandemia, la guerra con i suoi rincari, la digitalizzazione con le sue nuove opportunità e diseguaglianze lo mostrano.

Per questo la sfida lanciata dal papa è ancora più coerente con le conclusioni della Fondazione. Per rigenerare il lavoro è necessario mettere insieme quelli che Francesco chiama le diverse “dimensioni” della sostenibilità. “Il grido dei poveri e il grido della terra sono lo stesso grido”, ciò significa che la “tra le diverse soluzioni ambientali” possibili per occuparsi dell’ecosistema, si devono scegliere quelle che “non trascurano l’uomo e la donna che soffrono”. Il punto è proprio la persona, che deve essere messa in una prospettiva di sviluppo pieno e autentico. Ecco quindi che l’ambiente, il sociale, le relazioni e la spiritualità sono un insieme che non si può scindere. I giovani, ma non da soli, se ne stanno accorgendo.

Per questo, bisogna mettere in atto un atteggiamento di “incarnazione” che genera e produce relazioni e benessere virtuosi; consiste nell’unire tre linguaggi dell’essere umano. Quello del pensiero, del sentimento e delle mani. Insomma, per lavorare degnamente, bisogna prima di tutto “fare ciò che si sente e pensa; sentire ciò che si fa; pensare ciò che si sente e fa”. L’atteggiamento di partenza è quindi riunificare la persona nelle sue dimensioni (le idee, lo spirito e il corpo; oppure, per dirla con il papa “cuore, testa e mani”) e così poter mettere in pratica nella vita reale una nuova azione concreta per il lavoro dignitoso. Francesco ricorda sempre che “il tempo è superiore allo spazio” e che “la realtà è superiore all’idea”, dando le coordinate entro cui poter sviluppare le suggestioni prodotte dal Seminario della Fondazione.

Al Seminario della Fondazione, infatti, tra gli altri temi toccati, ricordiamo come Valeria Friso dell’Università di Bologna e Silvia dello Russo, docente alla Luiss Guido Carli hanno affrontato il disengagement, l’assenza di motivazione e il fenomeno del quiet quitting (o Great Resignation), mostrando come siano “fenomeni che nascono da un mondo di super-lavoro”.

Come ci ha ricordato Gabriele Gabrielli a Offida: “Ci siamo chiesti che ruolo hanno le imprese nel sociale? Che possono fare? Le imprese possono e devono generare, coltivare e sviluppare “good job”, che non vuol dire solo lavoro pagato bene, ma riuscire col lavoro ad accrescere il capitale motivazionale della persona. Le imprese possono e devono dare retribuzione giuste, investire nello sviluppo professionale che rispecchi le vocazioni di ciascuno e va detto che le imprese che pensano solo agli azionisti non producono buon lavoro!”. Questa perfetta affinità tra i nostri lavori e gli incoraggiamenti del papa tracciano un percorso. Bisogna adesso cominciare.


Paolo Bonini fa parte del Comitato scientifico del Centro di Ricerca EllePì ed è responsabile del filone di ricerca Policy@Work. È professore a contratto di Processi decisionali e trasparenza: le politiche di prevenzione della corruzione presso l’Università di Napoli “L’Orientale” e di Diritto dei dati e dell’Intelligenza artificiale presso l’Università del Sannio. Ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Diritto pubblico, comparato ed internazionale presso la Sapienza ed è stato Visiting Research Fellow presso la School of Law della Fordham University di New York City. Collabora con la redazione di alcune riviste scientifiche, è avvocato e giornalista; è parte di Comunità di Connessioni e ha collaborato con l’ufficio legislativo di un Gruppo parlamentare presso il Senato della Repubblica sui temi della Commissione Affari Costituzionali.

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