Webinar EllePì – SALARIO MINIMO. Una difficile scelta che fa discutere – giovedì 30 giugno – ore 12:00
SALARIO MINIMO Una difficile scelta che fa discutere
Webinar EllePì – giovedì 30 giugno – ore 12:00
Nell’Unione Europea, 21 Stati membri su 27 hanno introdotto il salario minimo; uno scenario da cui l’Italia continua a rimanere fuori. L’Unione Europea – già nel 2020 – ha proposto l’ipotesi di un’armonizzazione che porti gli stati membri a convergere verso un modello di salario minimo condiviso sia sul piano legale che contrattuale; una misura, però, che ancora non prevede vincoli di uniformità.
L’introduzione del salario minimo in Italia, seppur stia guadagnando ampi consensi, incontra criticità rilevanti legate sia alla diversità di vedute delle forze politiche in Parlamento, sia alle preoccupazioni dei sindacati, i quali temono che il salario minimo divenga occasione per un livellamento verso il basso dei contratti collettivi nazionali. Un ulteriore criticità nasce, poi, in rapporto alla nostra stessa Costituzione. Infatti, laddove l’articolo 36 dichiara che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa, bisogna tener presente che non esistono criteri oggettivi e assoluti che consentano tale valutazione.
La decisione, pertanto, viene presa in carico dalla giurisprudenza, la quale fa appello ai «minimi tabellari dei contratti collettivi nazionali di categoria come parametro di riferimento ai fini della determinazione della retribuzione proporzionale e sufficiente». Un meccanismo dagli evidenti limiti legali e sostanziali che può generare difformità applicative, diseguaglianze, conflitti sociali tra lavoratori ed il rischio di una sovrapposizione tra il concetto di retribuzione “giusta” e “minima”.
L’Unione Europea ci invita alla riflessione e molti sono gli interrogativi fondamentali da porsi se vogliamo che venga adottata una legge che rispetti davvero la dignità della persona; interrogativi che si intrecciano a questioni già fortemente dibattute, come il futuro – e attuale – ruolo del reddito di cittadinanza e il livello delle retribuzioni medie nel nostro Paese sulle quali pesa un gravoso cuneo fiscale e contributivo e che, secondo recenti dati OCSE, sono diminuite del 2,9% negli ultimi 30 anni (unico paese in Europa).
Affinché questo modello sia realmente efficace, è di fondamentale importanza considerare il salario minimo come un punto di slancio per i diritti dei lavoratori e per le speranze delle giovani generazioni. L’Italia potrebbe approfittare di questo dibattito per concordare a livello sindacale, politico e istituzionale, un nuovo metodo per alzare il livello minimo in cui quotidianamente si sostanzia la qualità del lavoro in questo Paese.