#Webinar EllePì – Vocazione e lavoro: un dualismo da superare – 18 maggio – ore 12:00


Vocazione e lavoro: un dualismo da superare
Webinar EllePì – mercoledì 18 maggio 2022 – ore 12:00

Il periodo storico in cui viviamo è stato definito “l’epoca delle passioni tristi”: il XX secolo, infatti, ha segnato la fine del determinismo e dello scientismo positivista per cui il mito dell’onnipotenza dell’uomo costruttore della storia è stato sostituito da quello dell’impotenza dell’uomo d’innanzi alla complessità del mondo, gettando gli uomini – e soprattutto i giovani – nella più totale incertezza e tristezza, creando, quindi, una crisi nella crisi. Tale crisi culturale, di conseguenza, si affianca ad una profonda crisi esistenziale, alimentata ogni giorno da catastrofici bombardamenti giornalistici che alimentano la percezione di un costante stato di emergenza.

Quel che è evidente, però, è che “non è normale che la crisi sia diventata normale”. A queste condizioni, il futuro non può non essere percepito come una minaccia rispetto alla quale armarsi e verso cui doversi adattare continuamente. La maggior parte dei nostri sistemi educativi e genitoriali – seppur inconsapevolmente – si strutturano proprio in risposta ad un mondo vissuto come pericoloso e strutturalmente incerto. Il fenomeno, per questo, investe soprattutto le nuove generazioni, alimentando sentimenti di sfiducia, minaccia e tristezza e minando la possibilità di immaginare un “futuro desiderato”, poiché tutto ci parla di un “futuro come minaccia”.

Le ripercussioni sulla persona, sulla ricerca della propria vocazione, sul lavoro ed il suo significato sono le più incisive e sono inevitabilmente devastanti. La precarietà e la difficoltà occupazionale, potenzialmente, sono proprio fenomeni che potrebbero stimolare il perseguimento delle proprie passioni – tanto che la nostra epoca potrebbe persino definirsi “epoca delle passioni autentiche” – ma, in realtà, ne ostacolano inevitabilmente la realizzazione concreta. Inoltre, la carenza di un’adeguata educazione alla felicità e di un orientamento vocazionale di efficacia creano un enorme divario tra la persona e la possibilità effettiva di una concretizzazione desiderativa in termini lavorativi. Una sensibilizzazione – quella alle competenze e potenzialità di sé – che spesso manca persino nei contesti aziendali che poco alimentano la passione dei dipendenti i quali, spesso, non sanno neanche per chi e per cosa lavorano.

Quel che è evidente è l’urgenza di un profondo intervento di innovazione culturale: uno dei primi elementi da cui partire è proprio la relazione tra lavoro e passione, due termini considerati troppo spesso antinomici dalla cui relazione, invece, è possibile partire per ricostruire un futuro davvero “desiderato”. Come fare? Quali modelli di orientamento adottare? Come stimolare un’adeguata educazione alla felicità e al perseguimento della propria vocazione? Quali vantaggi se ne ricaverebbero se ognuno svolgesse un lavoro tale da rispecchiare la propria vocazione? Cosa possono fare le imprese per promuovere un lavoro di “significato” ed alimentare una cultura del lavoro che ponga al centro le potenzialità e le competenze dei singoli lavoratori alimentando il senso di inclusione? 

Prendersi cura della persona significa, anzitutto, partire da una dimensione educativa garantendo che la felicità che nasce dalla propria autorealizzazione trovi un ambiente fertile per trasformarsi in un diritto per tutti.  Proprio nella relazione tra questi due termini, lavoro e vocazione, il lavoro trova il suo significato più autentico diventando davvero lavoroperlapersona.



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