#Blog EllePì – Buon anno, lavoro

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Una delle parole più temute dai lavoratori dipendenti è “licenziamento”, ovvero l’atto con cui il datore di lavoro risolve unilateralmente il rapporto di lavoro. Il nuovo anno è iniziato purtroppo con molte notizie di licenziamenti, che toccano diversi settori e che coinvolgono migliaia di donne e uomini, soprattutto tra i non più giovanissimi. Da grandi aziende nazionali, a realtà più piccole, la minaccia di restare senza occupazione e, quindi, senza stipendio, ha messo in stato di agitazione famiglie e sindacati. Al Ministero dello Sviluppo economico sono circa 70 i tavoli aperti, con il coinvolgimento di oltre 33mila lavoratori. I settori interessati sono diversi: dalla mobilità, all’industria pesante, dall’industria del bianco al settore alberghiero. L’ultimo giorno del 2021 un’azienda di logistica di Bologna ha licenziato oltre novanta dipendenti inviando loro un messaggio su WhatsApp. Una doccia fredda per i dipendenti – oltre ad un modo poco professionale di relazionarsi – che ha trasformato un giorno di festa in un giorno di dolore e preoccupazione.

In Italia la disciplina normativa generale è trattata dal Codice civile, da leggi e statuti. Negli ultimi anni sono state introdotte riforme come il cosiddetto Jobs Act e la più recente riforma Fornero, che hanno fatto molto discutere. Di fatto oggi, in un mondo dove i processi e i modelli produttivi sono radicalmente mutati, anche l’inquadramento dei lavoratori ha subito grandi cambiamenti. Quello che non cambia deve essere l’assunto per cui, prima ancora che dipendenti o collaboratori, i lavoratori sono persone e come tale ne va rispettata la dignità e ne vanno tutelati i diritti. Nessuno dovrebbe essere licenziato con un messaggio e nessuno dovrebbe essere sfruttato, sottopagato, demansionato, lasciato senza un contratto, nemmeno in una situazione di emergenza globale, come quella generata dalla pandemia. Anche il 2022 è iniziato con la paura e i disagi causati dalla pandemia, che stanno penalizzando in modo particolare alcuni settori, come quello della ricettività. 

Gravissimo il bilancio dei morti sul lavoro nel 2021, ben 1404 e questo nuovo anno, purtroppo, inizia nel peggiore dei modi, con un bilancio di 15 vittime. I settori più colpiti sono l’agricoltura, l’edilizia, gli autotrasporti e l’industria. L’auspicio è che in questo nuovo anno si parli di lavoro non più e non solo in termini emergenziali, ma che ci si cerchi di individuare nuovi sbocchi, di valutare nuove proposte perché il lavoro riacquisti il suo valore sociale, culturale ed economico. Sarebbe bello vedere l’Italia farsi nuovamente laboratorio di idee e innovazioni, che torni a credere nel potenziale dei suoi giovani e nelle sue capacità di eccellere. Che l’Italia dei lavoratori e del lavoro si voglia più bene bene insomma, che trovi la sua strada per un lavoroperlapersona.


Asmae Dachan è giornalista professionista e scrittrice italo-siriana, è esperta di Medio Oriente, Siria, Islam, dialogo interreligioso, immigrazione e terrorismo internazionale, iscritta all’Ordine dei Giornalisti delle Marche dal 2010 lavora come freelance per diverse testate nazionali e internazionali. Responsabile Ufficio Stampa Fondazione Lavoroperlapersona.. Attivista per la pace e la non violenza, è stata nominata nel 2013 Ambasciatrice di Pace a vita  dell’Università per la Pace della Svizzera. Il 2 giugno 2019 è stata insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

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