#TerraTerra – Il tempo dei pastori – 5a tappa

Tempo di lettura 6 minuti

Barbara – Accumoli, Lazio

Il sole è ancora basso nel cielo. La luce che filtra tra le montagne della Laga, illumina la casa e il campo sottostante con colori pastello, lasciando un’atmosfera sospesa. Sono le sei del mattino. Si sentono i primi uccelli, prendere il volo e iniziare i loro cori a stormi. Alcune poiane perlustrano l’area, alla ricerca di una ricca colazione. Il suono della falce, irrompe nel silenzio del casolare. Barbara china sul campo, sta togliendo di mezzo le sterpaglie e le piante infestanti. A ritmi cadenzati, ruota il bacino e le spalle, compiendo delle mezzelune con il corpo. La lama trancia di netto ciò che trova di fronte. “Mi rilassa” dice Barbara, appena ci avviciniamo.

Barbara trasporta l’erba falciata nelle mangiatoie della stalla, Accumoli (Lazio), luglio 2021

Quando il mucchio di erba tagliata inizia a diventare grande, riempie una sacca di yuta vicina a lei, e se la carica sulla testa, sorretta da un cerchio che posiziona al centro del capo. Ripete l’azione un paio di volte, “fino a quando non mi stufo” suggerisce. I sacchi di erba tagliata, una volta raccolti, vengono portati alle stalle. Divisi tra pecore, capre, conigli e mucche, Barbara dispone nelle mangiatoie le varie sterpaglie che diventano così pasto per gli animali. “Non si è svegliata Sofia stamattina. Ci penso io ai conigli.” Gli occhi ancora semichiusi, guidano le mani che si fanno spazio nel magazzino, tra recipienti lasciati a terra e vari attrezzi da lavoro. Barbara si avvicina alla stalla, tenendo il secchio per la mungitura con la sinistra e uno sgabello con la destra. Una timida luce filtra dalle finestre, illuminando lo spazio, che fino a quel momento era rimasto in penombra. Da poco passate le sei, si iniziano a sentire i primi movimenti provenienti dalla casa. Forse in cucina, rumori di tazze e posate sbattono fra loro, il suono gorgogliante di una caffettiera, lontano.

Barbara seduta sullo sgabello, di fronte alle mangiatoie delle mucche, inizia a mungere Girella, l’unica con il latte in questo momento. Le mani strette attorno alle mammelle, con movimenti decisi e delicati allo stesso modo, stringono i capezzoli facendo uscire il latte, che si riversa sul secchio sotto di lei. “Brava, brava” la incoraggia. Una prima lieve pressione della mammella nella parte superiore per far scendere il latte, e una seconda più in basso, all’altezza del capezzolo, per farlo uscire. “Oggi ne abbiamo tanto eh. Guarda come esce, eri bella piena.” Barbara continua a mungere, e di tanto in tanto, mentre il secchio inizia a riempirsi, la accarezza sul ventre per ringraziarla di questo dono. La tenerezza con cui si prende cura di lei è il simbolo di un rapporto empatico ancestrale, tra essere umano e animale. La guarda con trasporto, accovacciata sotto di lei. “Mi è sempre piaciuto mungere. Sono la più grande delle sorelle e mi sono subito occupata delle pecore e delle mucche. Mi piacerebbe un giorno avere il mio gregge. Inizierò con le pecore”. Da poco diciottenne, Barbara ha già le idee chiare sul suo futuro.

Ora la luce è forte, anche le altre mucche iniziano a muoversi e a risvegliarsi dal torpore, facendo capolino con la testa, incuriosite dai nuovi ospiti. Qualcuna muggisce nella nostra direzione, altre mangiano il fieno nelle mangiatoie. Barbara prende il secchio con il latte e ricambia il favore a Girella, dandole dei semi vari misti a carruba, molto gustosi e nutrienti, che finisce in un attimo. Fuori dalla stalla il caldo è già prepotente. Accumoli, sotto di noi, si intravede appena, nascosta dagli alberi che costeggiano il sentiero. I monti della Laga di fronte, sono invece protagonisti del panorama, con alcune cime in cui si notano delle macchie innevate.

Un cavallo si abbevera nei pantani, Accumoli (Lazio), luglio 2021

I primi camminatori, che percorrono il Sentiero Italia di fronte alla casa, si iniziano già a palesare, approfittando delle temperature non ancora infernali. E’ lo stesso percorso che abbiamo fatto anche noi. Arrivando da San Pellegrino di Norcia, ci siamo avvicinati ai Pantani di Accumoli, laghetti di acqua stagna dove pascolano diverse greggi, in una valle dall’atmosfera sospesa. Un pranzo veloce con un’insalata di legumi e verdure, cotte nel fornelletto a gas, nella cima del Monte Ciambella, dove diversi cavalli condividevano con noi il paesaggio mozzafiato. Un luogo di rara bellezza e dalla natura incontrastata, minacciata ora da un progetto edile che tenta di costruire una struttura alberghiera per accogliere i pellegrini. Qualche chilometro più in basso, in una strada sterrata bianca che si addentra in un tratto di bosco, si trova la casa di Alta Montagna Bio, dove vivono Barbara e la sua famiglia. La vita rurale, con gli animali e le coltivazioni, si uniscono all’ospitalità per i camminatori. Lo stile di vita ideale che Katia e Guido, i genitori di Barbara e dei suoi fratelli, avevano sempre avuto in mente. “Andiamo in cucina” interviene Barbara. “Portiamo il latte dentro così inizio a preparare il burro”.

Lorenzo– Legnagnone, Emilia-Romagna

Mentre prende il secchio con il latte appena munto, Lorenzo accarezza Berta, la capra più anziana. “Loro mi danno un ritmo durante la giornata, so che devo svegliarmi per mungerle, portarle al pascolo. E la sera riportarle dentro e mungerle di nuovo. E’ un ciclo che mi piace”. E’ iniziata così la sua scelta, con tre capre e l’idea di allontanarsi dalla routine asfissiante che la città aveva ormai radicato in lui. Dopo tre anni di conservatorio a Bologna, sapeva di rinunciare a molte cose che quella realtà poteva offrirgli, ma ora qui a Legnagnone è felice. “Ho trovato la mia dimensione”. Continuando a raccontare di sé, travasa il latte in un pentolone abbastanza capiente, che mette subito sui fornelli per farlo arrivare a temperatura. “Dobbiamo portarlo intorno ai 38 gradi”. Girando lentamente con un mestolo di legno, il latte compie delle piccole spirali al centro, creando un vortice. Viene aggiunto il caglio, e piano piano vediamo addensarsi sul fondo una palla bianca morbida. A fuoco spento, Lorenzo inizia ad amalgarla con le mani, cercando di darle una forma omogenea.

Valerio prepara il formaggio nella cucina di casa, Duronia (Molise), luglio2021

“All’inizio non sapevo come fare il formaggio, né tantomeno come rapportarmi con gli animali, entrarci in ascolto. Leggevo un libro seduto lì vicino o gli suonavo una canzone. Poi ho chiesto a dei pastori qui nella zona di insegnarmi il mestiere. Andavo da loro e raccoglievo i loro consigli”. Ora che la massa bianca si è addensata tutta, Lorenzo prende le fuscelle in plastica sul tavolo e inizia piano piano a riempirle. Sistemandole con le mani nel recipiente, pressandole fino a che il formaggio non prende la forma della fuscella. Sono tre le forme create in questo modo. “Assaggiate il latte, sentite che buono”

Da un piccolo pentolino con del latte appena munto, riempie due bicchieri e ce li porge. L’odore è molto intenso. Ma è il sapore a colpirci immediatamente. Si sentono profumi di fiori diversi, con note dolci e delicate. “E’ la primavera” assicura Lorenzo. “Il latte più buono è in questo periodo, in cui le piante fioriscono e hanno tutte le proprietà nutritive.” Le forme fresche di formaggio vengono lasciate riposare su un canovaccio, appoggiato al tavolo, mentre i vari recipienti lasciati sul lavandino per essere lavati. E’ mezzogiorno, e Lorenzo si adopera per preparare il pranzo. Un piatto di pasta aglio olio e peperoncino, l’insalata dell’orto e qualche formaggio fatto in questi giorni. “Mi è venuta anche la feta. Prova un po’”.

Lorenzo porta il formaggio a stagionare in grotta, Legnagnone (Emilia Romagna), maggio 2021

Ci mettiamo a tavola, raccontando del nostro viaggio per arrivare fino a lì. Attraversata la Vallesanta, sul confine appenninico tra Toscana ed Emilia-Romagna, abbiamo svalicato Serra, piccolo paesino medioevale, attraversato dai pellegrini che si recavano a Roma. Spesso presi d’assalto dai briganti, i pellegrini camminavano in gruppi, con un bastone e una zucca vuota per riempire l’acqua, dove possibile. Svalicata l’Alpe di Serra, ci siamo diretti verso Balze, mentre la pioggia che aveva caratterizzato i giorni precedenti, lasciava posto al primo sole di Giugno. Il sentiero all’interno del bosco risultava semplice, con le faggete delle Foreste Casentinesi a farci ombra lungo il percorso. Arrivati a Pennabilli, grazie a un passaggio offerto da un abitante del luogo, abbiamo raggiunto Legnagnone con Lorenzo, passando per Novafeltria e attraversando la Valmarecchia.

Trasferitosi qui da meno di un anno, Lorenzo vive con suo fratello Nicola, con il quale si confronta costantemente per progettare il futuro del posto e delle iniziative musicali che vorrebbero organizzare, ospitando band e creando eventi dedicati. “Ora vado un po’ a riposarmi. Poi si parte con il pascolo… le portiamo nel bosco”


Marta Sparvoli nasce a Fabriano nel 1998. Frequenta il corso di Didattica e Comunicazione dell’arte nell’Accademia di Belle Arti di Bologna trasferendosi nella città e partecipando alla realizzazione di due mostre collettive. Dal 2018 numerosi viaggi la portano ad interessarsi a tematiche sociali e antropologiche, iniziando progetti personali di ricerca fotografica. Nel 2020 frequenta la Scuola di letteratura e fotografia Jack London dove studia le tecniche di reportage. Attualmente è impegnata nel progetto di reportage fotografico Terra Terra.

Francesco Tavoloni nasce ad Ancona nel 1992. Si laurea in Lingue e Culture Straniere a Roma nel 2017. Nei suoi viaggi utilizza la scrittura come metodo di ricerca ed espressione. Si avvicina al reportage a Lisbona, dove vive e lavora fino al 2019, producendo il suo primo documentario, dal titolo “Un Giorno Felice”. Nel 2020 frequenta la Scuola di letteratura e fotografia Jack London. Attualmente impegnato nel progetto di reportage Terra Terra.

Download PDF
#Blog EllePì - Emergenza covid, lavoro e solidarietà
#TerraTerra - Pecore, cani e pastori in Abruzzo - 6a tappa