#TerraTerra – Alchimia ed agricoltura nel cuore dell’Italia – 4a tappa

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Castiglione Aldobrando, una frazione di Montelovesco, è il luogo in cui Francesco e Marilena vivono da pochi anni. Nell’appennino umbro, a pochi chilometri da Gubbio, il casolare dove si sono sistemati era prima la casa in cui vivevano i proprietari del piccolo negozio più in basso, conosciuto nel paese come “lo spaccio”. Era l’unica attività di generi alimentari e tabacchi della zona, divenuto anche il luogo di aggregazione e svago, dove i locali passavano la serata a bere qualche birra e rilassarsi dopo la giornata di lavoro. “Ora è chiuso. Ci sarebbe piaciuto recuperarlo, gestirlo, vendendo i prodotti e i trasformati del nostro orto. Purtroppo, non è stato possibile.” Racconta con rammarico Francesco. Laureato in economia e commercio, ottiene un contratto a tempo indeterminato a cui non si lega mai veramente. Si licenzia dopo poco e si trasferisce a Parigi, dove per otto anni vive e lavora come cuoco, facendo esperienza in un ristorante italiano e arrivando a conquistare una posizione di spicco nelle cucine parigine. “Lavoravo sempre, avevo poco tempo per fare amicizia e conoscere davvero la città. Ero spesso nervoso e agitato, anche se sono stati anni bellissimi” lo sguardo perso nei ricordi, coglie Francesco nostalgico ma sereno. “Non era la vita che volevo, quando me ne sono reso conto, ho lasciato tutto. La casa, il lavoro, la ragazza con cui stavo da diversi anni. Sentivo di dovermene andare, lei anche mi ha capito e mi ha augurato una buona vita.” Non ha rimpianti, si rivolge a noi in modo calmo e le emozioni suscitate dalle esperienze passate non lo turbano. Si percepisce che qui sull’Appennino abbia trovato effettivamente il suo centro, mentre smuove piccoli mucchietti di terra, con movimenti precisi e cadenzati, preparando le buche per la semina. “Sono diventato vegetariano, mi sono trasferito a Trieste e ho continuato a lavorare in cucina. Ma avevo già cambiato prospettiva. Avevo un orto personale, e l’idea era cucinare solo prodotti che raccoglievo da lì, proponendo una cucina vegetariana a chilometro zero.”

Umbria, giugno 2021

Marilena, nel frattempo, in ginocchio sul terreno vicino, mostra a Noa come seminare i fagioli e si fa aiutare dalle sue piccole mani, per prendere i semi dal barattolo. Curioso e divertito, Noa gira nell’orto qua e là, aiutando ora Francesco ora Marilena, scovando nel tragitto le fragoline di bosco più mature. “Ne va matto, starebbe tutto il giorno a mangiarle” sottolinea Marilena. Durante un corso di permacultura, Francesco e Marilena si sono conosciuti, in un momento in cui entrambi cercavano uno stile di vita più sano e sostenibile. Di lì a poco, è nato il progetto dello Storto Volante, il loro orto sinergico da cui ricavano il sostentamento giornaliero e i prodotti che vendono ai mercati e ai privati, occupandosi anche della trasformazione. Marilena, oltre alle conserve e i sottoli, crea diversi oli e tinture, con le piante officinali che lasciano crescere attorno alle coltivazioni. “Non esistono erbacce. Quelle che di solito le persone estirpano e diserbano dal terreno, considerandole nocive per le piantagioni, in realtà sono piante utilissime. Non solo sono piante impollinatrici, da cui le api traggono beneficio, ma sono anche nutrimento per gli insetti e i microrganismi che vivono nell’orto. Guarda quante coccinelle ci sono. Ci pensano loro a mangiare gli insetti che rovinerebbero la pianta, è l’ecosistema che funziona così. E se ogni tanto ci mangiano una pianta e non riusciamo a raccoglierne i frutti, poco importa. Siamo parte del sistema natura anche noi.” Osservatori silenziosi, Francesco e Marilena lasciano che la natura faccia il suo corso, prendendosi cura dello sviluppo naturale delle piante, senza intervenire in maniera aggressiva per ricavarne più frutti. Un concetto di agricoltura molto distante dalle metodologie industriali, dove l’azione umana è necessaria per aumentare la produttività e mantenere il prodotto intatto dagli eventi e i processi naturali.

Lo Storto Volante cresce su un pezzo di terra poco distante dal loro casolare, a fianco ad un bosco, dove i carpini e i faggi sono protagonisti. Se nella parte destra rispetto alla casa, il bosco è rigoglioso, di un verde intenso, nella parte sinistra è molto più rado con grandi spazi vuoti tra un fusto e l’altro. “I taglialegna” sottolinea Francesco. “Non posso biasimarli, è il loro lavoro, ma hanno fatto un casino.” La terra dell’orto non è stata di facile lavorazione, ci racconta Marilena. Il terreno, perlopiù roccioso e sconnesso, ha richiesto molte zappature. Vederlo ora, con le varie coltivazioni in fiore disposte a cerchio, sistemate in canali e percorsi delimitati da sassi, è uno spettacolo edificante. “Ora che abbiamo finito di seminare i fagioli, raccogliamo un pò di insalata e tarassaco per la cena. Prendo anche un pò di basilico e rosmarino.” Chinato sull’orto, Francesco si lega i lunghi capelli castani, e raccoglie le piante necessarie.

Un gatto nella casetta di bancali, (Umbria), giugno 2021

Attraverso una scala in legno, davanti alla porta d’ingresso, si accede ad una grande stanza. A sinistra si trova il piano cottura con la zona cucina, un tavolo di legno occupa la parte centrale, dietro al quale c’è il passaggio che porta alla camera. A destra del tavolo, un camino antico e spazioso è protagonista della stanza, con due cuscinetti posti all’entrata, che creano un ambiente di bivacco. Lì vicino, una stufa rossa in ceramica con il piano cottura, dove, ci spiegano, cucinano d’inverno. Marilena ci mostra la libreria, modesta ma ricercata, dove troviamo perlopiù testi tematici sulla coltivazione e l’agricoltura, oltre a romanzi d’autore e grandi classici. Ad attirare la nostra attenzione, un libro curioso, con una grafica colorata ma semplice. “Spagiria”, recita il titolo. Incuriositi, chiediamo informazioni. Sorride Francesco alla domanda, e prova a dirci qualcosa in più. “Mi sono avvicinato anche io da poco a questo metodo, a questo approccio, diciamo. Lo sto studiando e approfondendo, cercando di applicarlo nel nostro orto. Mi intriga molto, soprattutto per la letteratura e la storia che c’è stata costruita. I rimedi spagirici sono delle pratiche alchemiche, in sostanza, con le quali è possibile estrarre olii essenziali dalle piante. Ogni pianta, si pensa, appartenga ad un pianeta, e vada quindi colta in uno specifico giorno della settimana ad un’ora specifica, in base al pianeta che la rappresenta.”

Una filosofia attraente, che mi spinge a saperne di più, e continuare a leggere. Si capisce che la Spagiria è una pratica antica, le cui origini risalgono all’Antico Egitto. Si pensava che la complessità della natura fosse costituita da una trinità di elementi, Zolfo, Sale e Mercurio. L’equilibrio alchemico dei tre elementi stabilisce la salute di un essere vivente e che l’alterazione di uno di questi, produceva una malattia. “Non è facile stargli dietro” assicura Francesco, “devi assicurarti che in quel giorno e in quell’ora specifica sei presente per poter cogliere la pianta o darle l’acqua…capisci che non è semplice”. Mentre Francesco prepara la cena, Marilena si occupa di Noa, sistemandolo nella sedia alta a capotavola. La bocca ancora sporca di fragole di bosco, Noa è divertito dalla nostra presenza e richiama l’attenzione sbattendo il cucchiaio sul piatto. “Ancora non è stanco, tutto il giorno in giro e guardalo ancora com’è vivace. Guarda che domani alle 9 pronti che si va a scuola!”

Veduta panoramica a Castiglione Aldobrando, Umbria, giugno 2021

Marilena, mentre cerca di far mangiare Noa, racconta della loro scelta di mandarlo in una struttura diversa dall’asilo comunale, anche per la loro decisione di non volerlo vaccinare. “Qualche anno fa hanno fatto questa legge che se il tuo bambino non è vaccinato non può andare nell’asilo pubblico. A me non importa, anzi. Ho trovato questa realtà molto bella a una ventina di minuti da qui. È un asilo nel bosco, dove i bambini passano molto più tempo all’aperto e interagiscono con la natura intorno, attraverso attività ed esperienze che gli insegnanti propongono durante la giornata. È una figata!” Si curva la sua bocca in un sorriso. Marilena nasconde i suoi occhi verdi dietro degli occhiali, ma l’espressione di determinazione e tenacia quando si parla del figlio, è visibile nel suo volto. Non è apprensiva e preoccupata nei suoi confronti, lo lascia libero di sperimentare e osservare intorno a sé ciò che lo circonda. Quando il piccolo Noa si accorge che stiamo bevendo del mate, si illuminano i suoi occhi vispi ed esclama “Anch’io!”. “Qui c’è la mateina Noa, che è un eccitante e non ti fa bene a te che sei piccolo ancora” prova a spiegare Marilena. “Anch’ioooo!” Fa eco in risposta Noa, corrucciando la fronte in un’espressione contrariata. “Prova dai, poca poca e basta”. Marilena avvicina il mate con la cannuccia verso la bocca, facendogli provare. L’amaro della bevanda argentina non sembra piacergli, distoglie lo sguardo con una smorfia di disgusto. In poco tempo è di nuovo sulla pasta, che aveva nel frattempo abbandonato sul piatto. Il sugo, che colora di rosso le sue guance, è il segno indistinguibile che c’è ancora tempo per preferire i sapori internazionali.


Marta Sparvoli nasce a Fabriano nel 1998. Frequenta il corso di Didattica e Comunicazione dell’arte nell’Accademia di Belle Arti di Bologna trasferendosi nella città e partecipando alla realizzazione di due mostre collettive. Dal 2018 numerosi viaggi la portano ad interessarsi a tematiche sociali e antropologiche, iniziando progetti personali di ricerca fotografica. Nel 2020 frequenta la Scuola di letteratura e fotografia Jack London dove studia le tecniche di reportage. Attualmente è impegnata nel progetto di reportage fotografico Terra Terra.

Francesco Tavoloni nasce ad Ancona nel 1992. Si laurea in Lingue e Culture Straniere a Roma nel 2017. Nei suoi viaggi utilizza la scrittura come metodo di ricerca ed espressione. Si avvicina al reportage a Lisbona, dove vive e lavora fino al 2019, producendo il suo primo documentario, dal titolo “Un Giorno Felice”. Nel 2020 frequenta la Scuola di letteratura e fotografia Jack London. Attualmente impegnato nel progetto di reportage Terra Terra.

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