#Webinar EllePì – Fondati sul Lavoro? Le forme della Cittadinanza al tempo del lavoro che cambia

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    Fondati sul Lavoro? Le forme della Cittadinanza al tempo del Lavoro che cambia

    Webinar SegnaLibro – venerdì 15 gennaio – ore 18:30

    Fin dal mondo greco della Polis, la Cittadinanza si fondava sul possesso – da parte di una minoranza, peraltro maschile – dell’Oikia, termine che racchiude i significati odierni di famiglia e casa. Dunque, un possesso di mura e persone che dava il diritto alla partecipazione pubblica, l’Agorà.

    Nella tradizione occidentale moderna il concetto di Cittadinanza è evoluto fino a coinvolgere il Lavoro come elemento fondante e fondamentale di partecipazione (cfr. Arendt; Costituzione Italiana). Possedere un reddito da lavoro ha permesso di partecipare allo sviluppo economico, sociale e politico della società e di condurre un’esistenza libera e dignitosa.

    In epoca moderna, il lavoro è stato considerato un fatto sociale totale, in quanto dotato di una dimensione insieme collettiva e soggettiva. Con la modernità, il legame diretto tra lavoro e necessità della sussistenza viene mediato dal capitale: il lavoro non ha più a che vedere con l’atto naturale del procurarsi di che vivere, ma diviene una tecnica che si definisce in base a codici specifici. Come scrive Labate, la modernità segna il passaggio dall’antropologia del lavoro alla sociologia del lavoro, dal lavoro come pena e fatica al lavoro come alienazione che va regolata. Ma è con la tarda modernità che viene elaborata la rappresentazione normativa del lavoro, l’idea cioè che il lavoro deve riconoscere il principio di dignità senza cui, scrive ancora Labate, “il lavoro torna ad essere un modo pianificato e organico di produrre vittime tramite le disuguaglianze sociali”.

    Il lavoro come fatto sociale totale è uno dei prerequisiti funzionali di una società, nello specifico, la precondizione di una democrazia sostanziale con effetti sulla vita delle persone, come scrive Martelloni. I trent’anni (quasi) gloriosi hanno indubbiamente segnato un lungo momento socialdemocratico durante il quale, anche grazie all’indiscusso protagonismo dei corpi intermedi, è maturato un sistema di tutele e garanzie in favore del lavoro dipendente. L’ultima parte del XXI secolo ha visto piuttosto la rottura di quel circolo virtuoso tra crescita industriale, aumento occupazionale e redistribuzione della ricchezza che aveva visto nel welfare state e nella legislazione lavoristica gli elementi potanti della cittadinanza sociale.

    E, se in un primo momento si assiste ad una stagione di adattamento “che nel campo del diritto del lavoro è stata riassunta attraverso il lemma della flessibilità” (Martelloni, 97) e in campo sociale attraverso il principio di pari opportunità, oggigiorno sono evidenti i segni della deriva capitalistica ravvisabili nel deficit di tutele come pure nell’aumento delle vittime delle disuguaglianze: le donne, i giovani, i working poor, gli immigrati, solo per citarne alcuni.

    Diversamente da quanto avvenuto negli anni ’70, quella odierna è una crisi del debito privato. Togliere tutela ha comportato l’impoverimento dei cittadini (cfr. Gallino). Non solo, ma senza tutele, cioè senza regole, chi lavora è da solo in balia di quello che Granaglia chiama il “caso”. Scrive la studiosa che le nostre prestazioni per il mercato del lavoro dipendono dalle nostre abilità, dalla famiglia e dal contesto in cui viviamo e risentono di quanto gli altri fanno o hanno fatto, delle infrastrutture sociali e materiali ereditate dalla cooperazione/gioco di squadra con coloro con i quali si lavora e dalla più complessiva divisione del lavoro. Elementi che appunto non possiamo controllare ma che pongono un problema di giustizia sociale.

    Da ultimo una questione squisitamente accademica: più che mai il lavoro in epoca neoliberista si misura non attraverso variabili ordinali, quali l’occupazione bensì attraverso variabili cardinali, quali il numero di ore lavorate. Regole e principi si fondano qui.

    Programma:

    – 18:15 – Accoglienza

    – 18:30 – Apertura
    Claudio Mennini dirige la Divisione People Analytics di Giunti Psychometrics, che si occupa di sviluppare soluzioni di data analytics per il Performance Management, il Welfare, il Talent Management e la Formazione in 16 Paesi. Ha maturato una decennale esperienza nell’ambito dell’HR Management e nella Consulenza, prima nella Direzione HR di Aeroporti di Roma (Gruppo Atlantia) e poi in SHL. Di formazione filosofica, ha conseguito il Master in HR Management presso la LUISS Business School di Roma e il Master in Business Sustainability Management presso la University of Cambridge. Dal 2021 è membro della Faculty dell’Executive Master in Digital HR della GEMA Business School di Roma in cui insegna People Analytics. E’ Aderente della Fondazione Lavoroperlapersona.

    – 18:35 – Introduzione: Fondati sul lavoro?
    Paolo Bonini è professore a contratto Processi decisionali e trasparenza: le politiche di prevenzione della corruzione- Università di Napoli “L’Orientale”. Ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Diritto pubblico, comparato ed internazionale presso l’Università di Roma “Sapienza” ed è stato Visiting Research Fellow presso la School of Law della Fordham University di New York City. Collabora con la redazione di alcune riviste scientifiche, è avvocato e giornalista; è il coordinatore del laboratorio di cultura politica “Persona è futuro” e collabora con l’ufficio legislativo di un Gruppo parlamentare presso il Senato della Repubblica sui temi della Commissione Affari Costituzionali. Fa parte del Comitato Scientifico del Centro di Ricerca EllePì dove segue il filone di ricerca Policy@Work.

    – 18:45 – Intervengono:
    Lorenzo Coccoli insegna Storia del diritto presso l’Università Link Campus di Roma. I suoi interessi di ricerca si concentrano prevalentemente sulla storia della povertà in età moderna e sul dibattito sui beni comuni. Ha curato le raccolte Commons/Beni comuni. Il dibattito internazionale (GoWare 2013), Genealogie del presente. Lessico politico per tempi interessanti (Mimesis 2014, con M. Tabacchini e F. Zappino) e Ragion di Stato e ragioni della Chiesa (Bibliopolis 2019, con G. Borrelli). È autore del libro Il governo dei poveri all’inizio dell’età moderna. Riforma delle istituzioni assistenziali e dibattiti sulla povertà nell’Europa del Cinquecento (Jouvence 2017).

    Chiara Paolini, Dottore di ricerca in Diritto del Lavoro presso l’Università Politecnica delle Marche e diplomata alla “Scuola di Specializzazione in diritto sindacale del lavoro e della previdenza” dell’Università di Macerata, attualmente è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Macerata. Oltre a collaborare alle attività istituzionali della cattedra di Diritto del lavoro della stessa Università, ha svolto anche funzione di Tutor a sostegno delle attività didattiche erogate in modalità on-line dal Dipartimento di Giurisprudenza per l’area Giuslavoristica tra il 2015 ed il 2020. Nell’A.A. 2019-2020 ha svolto incarico di docenza a contratto presso la Scuola di Specializzazione delle professioni legali delle Università di Camerino e Macerata. Vanta diverse pubblicazioni scientifiche ed è avvocato del Foro di Ascoli Piceno.

    – 19:15 – Discussione

    – 19:25 – SegnaLibro: Dipendere e intraprendere
    a cura di Asmae Dachan responsabile della Comunicazione della Fondazione Lavoroperlapersona.

    – 19:30: Chiusura

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    Chi si prende cura del lavoro? Video-intervista a Tiziano Treu
    #Blog EllePì - Molestie sessuali in ambito universitario: un fenomeno sommerso