#Blog EllePì – La dignità del lavoro giornalistico

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Nei giorni scorsi ben 80 giornalisti ungheresi hanno rassegnato le proprie dimissioni da Index, considerato l’ultimo sito di informazione indipendente. Un’iniziativa coraggiosa per protestare contro il mancato reintegro del direttore Szabolcs Dull, che aveva denunciato le pesanti pressioni politiche ricevute nell’ultimo mese ed era stato, per questo, licenziato. Le dimissioni di massa dei giornalisti hanno suscitato un’ondata di proteste in nome della libertà di stampa e di espressione, che ha visto radunarsi sotto la sede del palazzo presidenziale di Budapest migliaia di cittadini.

Questi fatti di cronaca portano a fare due importanti riflessioni: la prima sul senso del dovere e di lealtà verso la professione giornalistica e la sua indipendenza e autonomia, dimostrato dagli 80 redattori che si sono dimessi in massa, rinunciando a un lavoro sicuro e a una paga dignitosa; la seconda sulla reazione di solidarietà immediatamente espressa dai cittadini, che non hanno esitato a scendere in piazza e manifestare pubblicamente il proprio dissenso contro le ingerenze della politica. Giornalisti e cittadini ungheresi devono poter contare sul sostegno e la solidarietà dei cittadini e delle istituzioni europee, che non dovrebbero mai chiudere gli occhi di fronte alle violazioni dei diritti e dei valori fondanti l’Unione. Vale per tutti i Paesi, per l’Ungheria, ma anche per la Polonia, che ha recentemente annunciato di voler uscire dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza di genere.  

Lealtà, indipendenza, professionalità, libertà e solidarietà sono parole care alla Fondazione Lavoroperlapersona, che riserva sempre una grande attenzione ai diritti e alla dignità dei lavoratori di ogni ambito. Per sensibilizzare su questi valori e principi, la Fondazione ha proprio di recente organizzato un webinar con testimonianze di giornalisti che si occupano di tematiche legate ai diritti umani e al sociale, “perché siamo vicini a tutti i lavoratori del settore giornalistico che lottano – è il commento di Gabriele Gabrielli, presidente della Fondazione Lavoroperlapersona – per tutelare la propria dignità professionale e contribuire a costruire e coltivare una società democratica”.

In Ungheria giornalisti e cittadini si sono dimostrati uniti nel chiedere la tutela della dignità e dell’indipendenza del lavoro giornalistico. Un giornalismo indipendente è, infatti, lo specchio di una società aperta e libera, che non prende ordini dalla politica e che, al contrario, svolge il ruolo di sorveglianza, di “cane da guardia” sui potenti, secondo la concezione inglese di “watchdog journalism”. Intervenendo in occasione del XXV anniversario dell’uccisione in Somalia di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato che la libertà di stampa è il “termometro della salute democratica di un Paese. Va coltivata e irrobustita ogni giorno”.

Studiare i report sulla libertà di stampa nei diversi Paesi dell’Europa e negli altri continenti, come quelli pubblicati annualmente da Reporters sans frontières, dà un significativo quadro della situazione dei diritti umani nel panorama internazionale. Nei Paesi dove la stampa gode di maggiore indipendenza e autonomia, anche i diritti civili e politici dei cittadini sono solitamente garantiti. Viceversa, là dove i giornalisti vengono intimiditi, minacciati, arrestati e a volte anche uccisi, anche il resto della popolazione vive in una situazione di disagio e vulnerabilità. A incidere su queste rilevazioni ci sono molti dati, tra cui anche la sicurezza dei giornalisti stessi. Questo spiega perché, anche i Paesi come l’Italia, dove l’indipendenza dei media è garantita a partire dalla Costituzione, a causa delle minacce di organizzazioni malavitose, molti cronisti e giornalisti di inchiesta vivono sotto scorta perché la loro incolumità è minacciata.

Spesso grandi inchieste giornalistiche hanno scosso l’opinione pubblica, arrivando persino a smuovere i governi e gli organismi internazionali, come il Watergate, o l’inchiesta del Boston Globe sulla pedofilia o la celeberrima foto del bambino di Nagasaki, scattata da Joe O’Donnell, che mostrò al mondo gli orrori delle bombe atomiche. In Italia tra le più recenti inchieste che hanno fatto storia ci sono quelle di Federica Angeli sulle infiltrazioni mafiose a Ostia, a cui hanno fatto seguito importanti inchieste giudiziarie, ma che sono costate alla reporter anche gravi minacce, tanto che la stessa vive ormai da anni sotto scorta.

Tra i tanti problemi che oggi minano l’autonomia e la libera iniziativa dei giornalisti c’è anche quello della precarietà: senza adeguate tutele e senza gli opportuni mezzi, molti giornalisti spesso sono costretti a rinunciare a inchieste e reportage che sarebbero di pubblico interesse. I giornalisti sono lavoratori che meritano tutele e attenzione perché il lavoro autonomo, sicuro e libero è non solo un loro irrinunciabile diritto, ma anche un investimento per l’intera società.  Chi sceglie questo mestiere è un artigiano della parola e dell’immagine, è un osservatore, ma è anche un inquirente. Diventa gli occhi, le orecchie e la coscienza di un popolo e questa grande responsabilità va tutelata.


Asmae Dachan è giornalista professionista e scrittrice italo-siriana, è esperta di Medio Oriente, Siria, Islam, dialogo interreligioso, immigrazione e terrorismo internazionale, iscritta all’Ordine dei Giornalisti delle Marche dal 2010 lavora come freelance per diverse testate nazionali e internazionali. Responsabile Ufficio Stampa Fondazione Lavoroperlapersona.. Attivista per la pace e la non violenza, è stata nominata nel 2013 Ambasciatrice di Pace a vita  dell’Università per la Pace della Svizzera. Il 2 giugno 2019 è stata insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

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