#Webinar EllePì – Tutelare la cultura per coltivare l’umano – giovedì 16 giugno

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Tutelare la cultura per coltivare l’umano:
arte, lavoro e democrazia

Webinar EllePì – giovedì 16 giugno – ore 12:00


Sono cinquantanove le guerre in atto: 59 focolai di morte in ogni angolo della terra. La distruzione delle città, violate nei luoghi sacri e della cultura, coinvolge lo spirito e l’identità dei popoli. Una distruzione che agisce sul presente e, coinvolgendo il passato, si riverbera nel futuro: tagliare alla radice la memoria, testimonianza di vita e storia, riconoscimento e simbolo di ricchezza, non solo materiale, ma soprattutto morale, spoglia un popolo di riferimenti identitari e ne compromette la libertà. I valori che muovono la tutela della cultura e dell’umano restano sospesi come nebbia sulle macerie, sotto qualsiasi bandiera essi siano.  L’Icom, International Counsil of Museum, in vista della conferenza di Praga del prossimo agosto, ha preso una chiara posizione a riguardo: “le battaglie democratiche combattute in tutto il mondo in nome dei diritti umani, impongono ai musei di assumere una parte attiva nell’avanzamento della società civile[1].

I luoghi dell’arte, dai grandi musei ai piccoli spazi espositivi, dai grandi monumenti nelle piazze alle piccole opere nelle strade dei villaggi, dai teatri storici ai palchi nelle periferie più remote, sono espressione di bellezza, di lavoro che accomuna chi ne ha esperienza nel reciproco riconoscimento e validazione di valori civili. Si fanno portavoce della cura dell’umano e partecipano al dibattito schierandosi in campo: un esempio di impegno virtuoso ci arriva dal Lviv Art Center, museo di arte contemporanea di Leopoli, trasformatosi in centro di accoglienza temporanea per sfollati.[2] Prova che il museo ha il “potere di trasformare il mondo attorno a sé”[3]; ma quali strumenti hanno i tutori dell’arte per salvare i patrimoni culturali dei popoli? E quale è la responsabilità morale da parte dei governi?

Se “la cultura non è espressione della distruzione”, ma la racconta[4], diventa emblematica l’immagine della pianista professionista ucraina, Irina Maniukina, che suona dalla sua casa squarciata dai bombardamenti. Nella volontà di resistere, nel bisogno di resilienza, diventa palco e museo ogni spazio della distruzione. Musei all’aperto per i giovani che fanno dell’arte il loro mestiere, che attraverso i linguaggi artistici manifestano criticamente, esprimono ideali, rivendicano diritti. Tanti piccoli eserciti, quelli degli artisti senza frontiere e fra di loro anche Diala Brisly che ha dipinto muri e tende nei campi profughi siriani in Libano.[5]

Come sostenere il lavoro dell’arte, canto armonioso, nel frastuono della guerra?



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    [1]ICOM, ICOM Praga 2022, https://prague2022.icom.museum/
    [2]Lviv Aryt Center, https://www.lvivart.center/en/
    [3]ICOM International Museum Day 2022, Il potere dei musei, https://www.icom-italia.org/international-museum-day-2022-il-potere-dei-musei/
    [4] Fornasari F. (2022, 4 aprile), I musei di fronte alla guerra: testimonianza, immaginario e rappresentazione, Agenda Digitale, https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/i-musei-di-fronte-alla-guerra-testimonianza-immaginario-e-rappresentazione/
    [5] Hadeel Arja (2015, 2 agosto), Nei campi di rifugiati siriani l’artista Diala Brisly trasforma muri e tende in opere d’arte, Huffpost,  https://www.huffingtonpost.it/2015/07/31/diala-brisly-campi-rifugiati-muri-arte_n_7909524.html

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