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V Film Festival Offida – «Attraversare la distanza. Per una nuova prossimità nella società, nelle imprese, nel lavoro» – 17/19 Settembre 2021 – edizione digitale
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Il tempo che abbiamo vissuto – e che probabilmente vivremo ancora per un po’ – ci invita a riflettere sul valore della prossimità e sulle effettive potenzialità della distanza. Questi due modi di vivere la socialità confermano, ciascuno con il suo linguaggio, la nostra natura interrelata, interconnessa, interdipendente. L’umanità ferita, vulnerabile e fragile è la stessa che si ripensa, si progetta, trova soluzioni e dà senso, insieme, agli eventi. La pandemia ha colpito non solo la vita delle persone, ma anche la trama delle relazioni: è attraverso le relazioni che si è diffusa e per loro tramite può essere – e in parte è stata – arginata. Prendersi cura di questa comune appartenenza significa fare i conti con l’“infrastruttura relazionale” dell’umano, cioè con quella interfaccia invisibile, ma concreta, tra uomo e ambiente, privato e pubblico, personale e sociale. Prossimità e distanza sono forme della relazione che è “origine” e “compito”: dimenticarne i nessi significa mettere a rischio la stessa sopravvivenza del vivente e del pianeta.
Di fronte all’emergenza pandemica, i rapporti che abbiamo tradizionalmente imparato a tessere hanno dovuto fronteggiare conformazioni e logiche del tutto inaspettate e, per molti versi, ancora inesplorate. Le nostre esperienze sociali, lavorative e relazionali hanno trovato, pur nella difficoltà, nella rarefazione e nella mediazione, canali alternativi di espressione, consolidamento, solidarietà. Limitati nella possibilità di essere prossimi, la tecnologia ci ha fortunatamente permesso di trasformare la distanza in uno spazio in cui continuare a mantenere rapporti di amicizia e lavoro. Il luogo in cui le nostre relazioni abiteranno, però, deve ancora fare i conti con l’impatto di questa forzata trasformazione, un impatto che non si esaurirà con la pandemia, ma che, inevitabilmente, segnerà il nostro futuro, soprattutto quello delle generazioni più giovani.
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La distanza, infatti, ci ha sottratto quei rapporti diretti e “corti” cui eravamo abituati, per sostituirli con mediazioni e strumenti spersonalizzanti. D’altra parte, il tempo che abbiamo vissuto, in alcuni momenti più vuoto e rarefatto, ci ha anche permesso di elaborare insospettabili ripartenze e nuove strategie di sviluppo. La pandemia – proprio grazie alla mediazione tecnologica – ha attivato nuove forme di collaborazione tra le persone e ha accelerato la transizione verso un lavoro sempre più smart, sottratto dai vincoli di spazio e di tempo. La domanda, però, rimane: questo eccesso di mediazioni cui siamo esposti che conseguenze relazionali potrà avere nel lungo periodo? E quando ne potremo davvero misurare gli effetti?
Si impone, dunque, una doppia questione sul governo di questi mutamenti: da una parte, infatti, abbiamo bisogno di ricostruire una semantica delle relazioni capace di recuperare la prossimità ferita; dall’altra, non possiamo perderci le esperienze e le opportunità determinate da questa distanza forzosa, cercando di impiegarle in modo generativo. In questo tempo sospeso, le forme comunicative e relazionali a distanza hanno sostituito quelle in presenza. Nel futuro, anziché escludersi a vicenda, questi linguaggi dovranno imparare a convivere, sperimentando equilibri inediti e inclusivi all’insegna della promozione dell’umano.
Ciò permetterebbe di essere all’altezza delle sfide planetarie che ci si impongono in quanto esseri-in-relazione e di ripensare questa epoca in cui l’uomo trasforma il mondo in senso deteriore, come il cammino verso una coabitazione rispettosa tra i viventi. Un cammino che si pone in continuità, dunque, con gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 individuati dall’ONU nel 2015 al fine di percorrere la via – impervia ma fruttuosa – della contaminazione tra i paradigmi della prossimità e della distanza. Tale contaminazione, infatti, può essere un ulteriore strumento per immaginare percorsi di innovazione imprenditoriali e sociali capaci di ridurre le diseguaglianze, costruire un lavoro dignitoso per tutti e porre le premesse per una cura globale del pianeta. Per questo, il Film Festival Offida 2021 vuole contribuire alla riflessione fondamentale per il senso e il significato del lavoroperlapersona dal quale ricostruire un mondo di legami ancora più forti.
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