#Blog EllePì – Musei e città tra memoria e mercificazione
Continua a fare eco nelle nostre orecchie l’affermazione di un sindaco, peraltro di una delle città più ricche d’Italia dal punto di vista culturale, che alle porte del nuovo anno annuncia la decisione di posticipare l’apertura dei musei “al momento in cui torneranno i turisti“. Questa eco, ma in generale un atteggiamento sprezzante e utilitaristico nei confronti dei luoghi della cultura, ci spinge a tornare a parlare del senso di questa istituzione millenaria.
Nell’affermazione del famoso sindaco ci sono almeno due convinzioni poco salutari e sostenibili per le nostre città e le nostre comunità. La prima riguarda la progressiva mercificazione delle città perfettamente in linea con le logiche riproduttive del capitalismo contemporaneo. Se da una parte è vero che i bilanci comunali spesso sopravvivono grazie alla privatizzazione della città e alla sua turistificazione, dall’altra non si può nascondere che questo atteggiamento la impoverisce, snaturandola e rendendola poco accogliente per coloro che invece l’hanno scelta come non solo come spazio materiale in cui vivere, ma anche come luogo in cui si tessono relazioni. Si stima che nel 2030 cinque miliardi di persone vivranno in contesti urbani: capire come rendere le città vivibili per tutti, inclusive, sostenibili anche dal punto di vista culturale è una questione assolutamente urgente. Non a caso la ritroviamo anche negli obiettivi dell’Agenda 2030.
La seconda convinzione sottesa alla dichiarazione del sindaco è che i musei siano parchi giochi per turisti. Badate bene, non si sta affermando che il turismo sia un elemento negativo e che i musei non debbano essere pieni di turisti. Tuttavia, la pandemia ci offre scenari inediti che precedentemente avremmo potuto analizzare solo attraverso esperimenti mentali, quindi non possiamo sottrarci a quello che – a quanto ne sappiamo – solo noi umani possiamo fare: pensare e fare critica. In questo caso vorremmo sottoporre al tribunale della ragione il senso profondo delle città e dei musei.
Uno dei prerequisiti dell’«essere umani» è la memoria che ci permette di speculare guardando indietro e allo stesso tempo di proiettarci avanti per costruire i nostri sogni e desideri. I musei dovrebbero essere per le comunità quello che la memoria è per le persone in quanto esseri umani.
Quando la Fondazione Lavoroperlapersona ha scelto come sua sede lo spazio che è poi diventato Laboratori Didattici Museo Aldo Sergiacomi lo ha fatto anche seguendo questo spirito e cioè credendo nell’importanza di tramandare e raccontare il lavoro di un artista, in questo caso lo scultore Aldo Sergiacomi, alle generazioni che non hanno potuto conoscerlo. Oltre i poli opposti della pura conservazione o della mercificazione sfrenata, forse dovremmo trovare soluzioni coraggiose per far convivere le nostre esigenze economiche, sociali e culturali.
Veronica Trasarti è laureata in Filosofia presso l’Università di Bologna con una tesi su democrazia e disobbedienza civile. Ha collaborato per un anno con la Biblioteca Salaborsa e, tornata nelle Marche, ha frequentato il master in Cultural Heritage Management presso l’ISTAO Business School in partnership con la Fondazione Lavoroperlapersona. Attualmente collabora con la Fondazione con l’obiettivo di valorizzare i Laboratori Didattici “Museo Aldo Sergiacomi”.