#Blog EllePì - Cultura e Territorio: vale sempre la pena investire!
di Michele Cardinali e Gabriele Gabrielli
Difficile vedere così tante persone a un incontro culturale. Invece è successo a Rosora, venerdì 26 luglio prima della sospensione agostana, quando a Palazzo Luminari ci siamo ritrovati per discutere di Cultura e Territorio, per riflettere sull’importanza di coltivare entrambi, con pazienza e fiducia, per poter godere dei numerosi beni che generano alla persona e ai contesti nei quali vive. L’incontro, ideato e organizzato dalla Fondazione Lavoroperlapersona ETS in collaborazione con il Comune e la Pro Loco di Rosora, ha proposto agli intervenuti che hanno sfidato il caldo pur di essere presenti, una cornice nella quale hanno trovato posto ben tre eventi accompagnati dagli intermezzi musicali eseguiti dai musicisti Giorgia Gabrielli e Massimo Fianchini. L’apertura, dopo il benvenuto di Chiara Pallotta, collaboratrice della Fondazione e del sindaco Fausto Sassi, è stata affidata alla stimolante riflessione di Michele Cardinali, collaboratore della Fondazione e docente a contratto dell’Università di Macerata.
La riflessione ha preso avvio da due domande: Perché leggere? E soprattutto per chi leggere? Se solitamente si concepisce la lettura come un’attività privata, solitaria o di piacere personale, ad un’analisi meno ingenua si scopre che «con la lettura si ha una ricaduta collettiva e pubblica dato che i frutti delle nostre letture si riverberano nei modi in cui viviamo, con noi stessi e con gli altri, come condividiamo e alimentiamo il processo democratico». Leggere, inoltre, ci fornisce un bagaglio di parole e concetti con i quali non solo si dà forma al mondo ma si costruisce una certa capacità critica. Evidenziare il valore pubblico della lettura non è perciò scontato, soprattutto nel panorama odierno dove il numero dei lettori sembra drasticamente scendere ogni anno. Le parole di Cardinali hanno così disegnato il contesto ideale per dare anche un senso appropriato all’inaugurazione di ben due fondi librari: il primo costituito e donato al Comune di Rosora da Gabriele Gabrielli e Marina Premici, il secondo invece donato alla comunità dalla Fondazione Lavoroperlapersona ETS.
Dopo il taglio del nastro, alcune informazioni utili per la cittadinanza: si è precisato infatti che da agosto questo spazio di Palazzo Luminari, che vuole proporsi anche come centro di aggregazione sociale, sarà fruibile in alcuni pomeriggi della settimana grazie alla disponibilità di Annalisa Andreoli, cittadina di Rosora e nuova collaboratrice della Fondazione. È seguito poi uno spazio dedicato alla attesa presentazione del nuovo libro di Maria Giannetta Grizi, ROSORA il mio paese, affidata al dialogo-intervista dell’autrice con Gabriele Gabrielli, che ha curato anche la Prefazione al volume. «Un libro molto originale scritto non solo con la penna ma anche con il cuore, un libro senza genere perché ne contiene diversi», ha esordito Gabrielli. Il volume di Grizi infatti è una raccolta di poesie in dialetto che propone anche storie scritte con una prosa piacevole nelle quali sono incastonate foto, immagini e disegni che ne impreziosiscono il lavoro.
«Sono numerosi i protagonisti del libro», ha raccontato con emozione l’autrice: tra i principali ci sono certamente la terra, la vigna e il lavoro intrecciati tutti nella figura di Nanni de’ Grizi, padre dell’autrice. Nel libro di Giannetta, inoltre, è possibile incontrare tanti personaggi di Rosora e riascoltare le loro voci. Tra questi è stato ricordato Attilio Luminari, ‘l vinaro Burio’, proprietario della storica cantina ospitata prima nel palazzo omonimo. Molta emozione ha suscitato la lettura di alcune poesie, in particolare l’ultima, La mia vigna, una sorta di preghiera di ringraziamento di Nanni per la vigna, che è stata un dono, ma che diventa un momento di sapiente consapevolezza: «la terra può essere piena di frutti e fiori … ma quando l’uomo se ne va tutto il resto Signore è vanità». Numerosi i partecipanti che al termine dell’incontro, nel momento dedicato al “firmacopie”, hanno voluto acquistare il volume rendendolo più prezioso con l’autografo e dedica dell’autrice.
Dopo l’ascolto di un brano musicale ha trovato avvio la seconda parte dell’incontro, una tavola rotonda di riflessione, moderata da Cardinali con i rappresentanti di sei comuni della Vallesina: Tiziano Consoli, sindaco di Maiolati Spontini, Giuseppe Paoloni, sindaco di Montecarotto, Chiara Cicchetti assessore di Castelplanio, Fabrizio Chiappa sindaco di Poggio San Marcello, Luca Possanzini sindaco di Mergo, oltre naturalmente a Fausto Sassi sindaco di Rosora. L’articolata e ricca riflessione proposta dai partecipanti aveva al centro i legami tra cultura e territorio. Numerosi gli spunti emersi dalla conversazione e dalle parole dei suoi protagonisti, un’occasione per fare il punto della situazione e proporre un quadro aggiornato delle iniziative nelle quali le amministrazioni sono impegnate, senza tuttavia nascondere le difficoltà che si incontrano nella loro realizzazione. L’auspicio, ha sottolineato Consoli, è che si rafforzi la rete tra i comuni per mettere a sistema quanto si fa in tale campo, opportunità che ora potrà avvalersi dei benefici offerti dalle risorse del “distretto culturale” di cui fanno parte. Un aspetto questo sottolineato un po’ da tutti, a cominciare dalla Cicchetti che, con l’occasione, ha portato anche i saluti del sindaco di Casteplanio, Giuseppe Montesi, assente perché partecipe all’apertura delle Olimpiadi a Parigi per sostenere l’atleta Alessandro Ragaini, componente del team di nuoto. Il sindaco Chiappa ha evidenziato come più che di cultura nel territorio sia importante recuperare «la cultura del territorio» per mettere nel giusto valore la storia più autentica e originaria delle comunità, un aspetto questo ripreso anche dai successivi interventi come quello del sindaco di Montecarotto. Paoloni, a riguardo, ha voluto ricordare l’esperienza cresciuta nei secoli della tradizione artigianale, e fiorente a Montecarotto, della Scuola di costruttori di Orologi da torre e la Scuola di costruttori di Organi per chiese. Il recupero di questa tradizione sta consentendo di valorizzare le specificità del territorio anche grazie allo sviluppo di relazioni con realtà pubbliche e private a livello sia nazionale che internazionale. Lo spunto è stato raccolto da Possanzini che ha proposto una interessante lettura, ancora non emersa dalla tavola rotonda, ossia quella di considerare la cultura come «esperienza collettiva di un territorio» che valorizza la sua insostituibile dimensione sociale e partecipativa. Fausto Sassi, nel riprendere e commentare alcune sottolineature proposte in precedenza dai suoi colleghi, ha aperto il confronto anche su altre questioni sollevate dalle domande del moderatore. Non ha nascosto così le difficoltà che si incontrano nel cercare la partecipazione dei cittadini e di altre realtà, sottolineando in tal senso, per esempio, l’importanza che riveste tessere un dialogo ancora più proficuo con la scuola, altra protagonista essenziale della cultura del e nel territorio. Sul punto, molti hanno convenuto che occorre comunque non perdersi d’animo mostrando coraggio, determinazione e grande fiducia.
Al termine Michele Cardinali ha voluto ricordare, ringraziando Beatrice Testadiferro direttrice di Voce della Vallesina impossibilitata a partecipare all’evento per un improvviso problema familiare, l’esperienza della rubrica settimanale senso del lavoro e lavoro di senso che per un anno ha proposto in seconda pagina articoli a firma di alcuni collaboratori della Fondazione. Iniziativa che da settembre riprenderà con qualche aggiornamento e innovazione. Quindicinalmente, infatti, sarà dato spazio ai più piccoli proponendo alcuni disegni che fanno meglio comprendere cosa rappresenta il lavoro nel loro immaginario. La rubrica curata dalla Fondazione, inoltre, proporrà ogni mese un’intervista ai sindaci del territorio anche per proseguire, sulla carta stampata, il dialogo di venerdì 26 luglio iniziato con l’evento del 4 maggio scorso per celebrare la Festa del lavoro.
Chiudendo i lavori, il presidente Gabrielli ha voluto restituire il senso della serata con quattro parole: radici, rete, comunità, lavoro. Radici per sottolineare l’importanza, quale dimensione culturale fondamentale, di riscoprire i valori autentici e originari del territorio come quelli celebrati dalla cultura contadina, e senza dimenticare la fede e la spiritualità. Rete per rispondere alla necessità di “fare sistema”, un’arte difficile e piena di insidie in cui non si possono concepire reti solo formalmente aperte e paritarie, ma in realtà poco rispettose delle diverse componenti. Il rischio è che, anziché esaltare talenti e vocazioni delle differenti realtà culturali, si metta in scena forme di identitarismo nocive, narcisistiche e non compatibili con la ricerca del bene comune. Comunità per sottolineare che il territorio e le esperienze che genera sono strumento per formare identità sociali che crescono guidate dalla consapevolezza del “noi”, anziché dallo sterile individualismo privo di futuro e di senso per la comunità. Lavoro per ricordare i molteplici significati che ha, non dimenticando mai che il lavoro costruisce pure relazioni e legami, non solo nelle imprese e nelle altre organizzazioni, ma anche nella società. Per questo discreditare il lavoro depotenzia il suo valore di collante e sostegno anche della democrazia. Va ricordato sempre a riguardo l’insegnamento di Adriano Olivetti, imprenditore profetico, secondo il quale il lavoro è anche mezzo di elevazione culturale e spirituale delle persone. Insomma, la conclusione riecheggiata più volte è che investire in cultura rappresenta un impegno del quale «vale sempre la pena farsi carico».