Blog EllePì – Insegnamenti sulla leadership dalla letteratura sapienziale

Tempo di lettura 4 minuti

di Andrea Granelli

Mai come oggi il futuro incerto e imprevedibile ci richiede di attingere dal passato ispirazioni e rassicurazioni.  Questo è stato uno dei motivi che ha spinto Chris Lowney – ex gesuita e per oltre 20 anni Direttore generale di J.P.Morgan, una delle più importanti banche globali – a scrivere un libro, Heroic Leadership. Best Practices from a 450 Year Old Company That Changed the World, basato sulle lezioni di leadership di una “company”  – la Compagnia di Gesù  – che sta raggiungendo i 500 anni di età e conta 21.000 “professional” che gestiscono 2.000 istituzioni (le cosiddette Opere) presenti in oltre 100 Paesi. I tempi sono infatti cambiati – caratterizzati oggi dall’incertezza per il futuro e dalla crisi dei fondamenti dei saperi – e ci deve dunque venire in soccorso la storia e la letteratura sapienziale, che ha sedimentato in secoli la saggezza dell’uomo e la comprensione profonda dei suoi comportamenti. Il suo respiro è dunque secolare e non di qualche anno, come i libri dei cosiddetti guru del management. Sono quindi contributi molto più profondi per costruire una leadership efficace e duratura.

Il leader eroico è buono ed esigente ma certamente non buonista. La stessa vita di Ignazio di Loyola – il fondatore della Compagnia di Gesù – lo testimonia: a 24 anni è accusato di «enormi delitti», commessi ad Azpeitia durante il carnevale (si ignora come terminò il processo) e a 30 anni è un militare di carriera e viene gravemente ferito alle gambe da una palla di cannone. Ma poi avviene la conversione. Questo percorso è tipico dei leader. Abraham Zaleznik, professore emerito dell’Università di Harvard, ha fatto notare che «i leader sono individui “nati due volte”, costretti dalla vita a sostenere eventi straordinari che li portano a raggiungere un senso di separazione, forse di estraniamento, da tutto l’ambiente circostante. Il risultato è che costoro si volgono verso la loro interiorità per riemergerne con un senso della propria identità che nulla ha a che vedere con quanto vi era prima».

Pertanto ciò che costruisce la leadership non sono delle tecniche, ma dei principi su cui si basa un vero e proprio modo di vita, un modo di procedere che prende forma man mano che la vita si svolge. Il leader è sostanzialmente un uomo “in pace con se stesso” e fa emergere – in sé e negli altri – il sé autentico; non ha paura di gestire i conflitti, non proietta – punendole negli altri – le sue debolezze e mancate aspirazioni.

Un punto critico della leadership è dunque la sua capacità auto-riflessiva. Sapersi fermare e raccogliere le forze; fare il punto rispetto alle ipotesi, anche nei momenti di massima tensione: il precetto gesuita recita «conservare il più profondo raccoglimento anche nel bel mezzo dell’attività più frenetica» (Simul in actione contemplativus); solo in questo modo si gestisce il contesto senza esserne dominati. Ma quali sono i segreti da cui attingere forza vitale, motivazione incrollabile e straordinario spirito di iniziativa: per i gesuiti sono gli Esercizi spirituali – potente strumento di autoconsapevolezza – vero MBA per diventare un leader gesuita. Ogni leadership sugli altri nasce da una self-leadership. Nessuno può rendere un altro consapevole di sé e quindi un leader deve forgiarsi con le sue forze.

Per chi segue la regola di San Benedetto, invece, sono le varie forme di meditazione per ricostruire la forza interiore. In queste attività  il flusso quotidiano viene interrotto e isolato, creando delle vere e proprie oasi di silenzio in cui rigenerarsi e ritrovare il “centro”. Ma non basta riuscire a creare pause frequenti; bisogna anche saperle “gustare” ed essere a proprio agio con il silenzio e il vuoto; e in questo i monaci sono dei veri “maestri della contemplazione”. La meditazione può dunque essere uno strumento molto potente: meditare non è solo la creazione sapiente di pause né un atto esclusivamente religioso; è un attività multiforme capace di far penetrare le parole in profondità, nel cuore, attivando quella che Daniel Golemann chiama intelligenza emotiva.

Un altro insegnamento da questo tipo di leadership viene dalla moderazione, termine oramai disprezzato dalla cultura manageriale prevalente. Quando Benedetto parla di moderazione nel dare ordini, usa il termine latino temperare. Esso viene da tempus, il tempo. Ogni ordinare con moderazione, dunque, significa stabilire il tempo di volta in volta adeguato, ritrovare il “tempo giusto”, quello che i francesi chiamano il bon moment.

Un ultimo interessante contributo del pensiero manageriale alimentato da testi sapienziali è il comprendere che le parole non sono solo etichette verbali, ma possono diventare sia ispiratori profondi sia attivatori automatici di pensieri e comportamenti stereotipati, spesso pericolosi.  Vi sono parole talmente abusate – pensiamo ad esempio a innovazione o a crescita – che sono oramai sciupate e non “dicono più nulla”.  La ripresa degli etimi, la ricostruzione dei significati originari, apre nuovi spazi di senso che ne aumentano la com-prensione. Infatti la lettura dei testi sapienziali forza anche la scoperta dei significati antichi delle parole. E poiché nomen omen – come dicevano i latini – questo “leggere fra le righe” consente di attingere ai suggerimenti profondi e senza tempo dell’antica sapienza, che ha osservato e registrato la vita per secoli.

 

Per approfondire

Folador M. (2006), L’organizzazione perfetta. La regola di San Benedetto. Una saggezza antica al servizio dell’impresa moderna, Guerini e Associati, Milano

Goleman D. (1997) , Intelligenza emotiva, Rizzoli, Milano

Granelli A. (2012), Nati due volte. Leadership eroica: a lezione dai gesuiti, forti di 500 anni di storia, L’impresa, novembre 2012

Grün A. (2005), Leadership con valori, Queriniana, Brescia

Lowney C. (2003) Heroic Leadership. Best Practices from a 450 Year Old Company That Changed the World, Loyola University Press, U.S., Chicago

 

Profilo dell’autore

Andrea Granelli Laureato con lode in informatica e diploma post-universitario in psichiatria. Già Amministratore Delegato di tin.it e di TIlab, società di Ricerca e Sviluppo del Gruppo Telecom Italia. Attualmente è presidente e fondatore – con Stefano Santini – di Kanso, società di consulenza direzionale specializzata nei temi dell’innovazione e della customer experience. Ha diverse pubblicazioni su tecnologie digitali e innovazione.

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